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La morte del tiktoker di 21 anni, si indaga per istigazione al suicidio

La morte del tiktoker di 21 anni, si indaga per istigazione al suicidio

Sui social aveva raccontato transizione genere ricevendo insulti

MONZA, 24 marzo 2025, 20:33

Redazione ANSA

ANSACheck
Immagine da Tiktok - RIPRODUZIONE RISERVATA

Immagine da Tiktok - RIPRODUZIONE RISERVATA

Era alla ricerca della propria identità di genere, e tra un video ironico e la vita di tutti i giorni, aveva coinvolto su TikTok il pubblico nel suo cammino fatto di salite, cambi di direzione e interrogativi importanti che hanno scatenato reazioni poco lusinghiere da parte del pubblico social.

Proprio questa altalena di dubbi e di emozioni forti in un momento di grande fragilità, con l'aggiunta della violenza verbale di quelli che sul web non accettavano la sua realtà, potrebbero avere spinto il 21enne Davide Garufi, mercoledì scorso a Sesto San Giovanni (Milano), a togliersi la vita con la pistola del padre, guardia giurata, trovata in casa. Ed ora la Procura di Monza indaga sugli autori di quelle cattiverie nei suoi confronti che potrebbero averlo spinto ad una scelta così drammatica. Istigazione al suicidio e omessa custodia di arma da fuoco sono le ipotesi di reato contenute nel fascicolo su cui lavorano gli inquirenti, diretti dal Procuratore della Repubblica di Monza Claudio Gittardi, per cristallizzare eventuali responsabilità di terzi nella morte di un giovane che ad oggi non ha ancora una spiegazione chiara.

 

 La pistola usata da Davide per togliersi la vita apparteneva a suo padre, una guardia giurata che, nonostante il dolore per la perdita del figlio, dovrà ora rispondere di quell'arma e del fatto che l'avesse riposta in uno zainetto, da cui chiunque avrebbe potuto prenderla. Sul perché il giovane abbia deciso di togliersi la vita, gli investigatori stanno vagliando varie ipotesi, non solo quella legata agli haters e ai commenti apparsi sui profili social del 21enne. Oltre al suo personal computer, i carabinieri hanno sequestrato anche il telefono cellulare del ragazzo, mentre sono al vaglio degli investigatori le testimonianze di amici, familiari e anche le chat dei suoi profili social. Davide, commesso in un negozio di scarpe di un centro commerciale nella sua città, ha iniziato a postare di sé nel 2020.

Tanti video ironici, dialoghi con la mamma mentre sceglie la salsa per le patatine, fino ad arrivare al primo coming out come donna transgender. Le parrucche, il trucco, la decisione di farsi chiamare Alexandra. Per qualche tempo il giovane ha raccontato di questa sua trasformazione, per poi scegliere di tornare Davide e annunciare di identificarsi di più come binario. Un altro cambio di rotta, in un momento della vita dove nulla è ancora certo, che sui social ha scatenato odio, insulti, derisione. Davide aveva confidato ad un'amica di soffrire molto per quei commenti, ma nulla avrebbe lasciato presagire un epilogo così tragico. Neppure la notizia della sua morte ha fermato gli haters, che nonostante quanto accaduto hanno proseguito con gli insulti e con gli scherni. Non è chiaro se tra gli autori di queste volgarità ci siano persone che appartenevano anche alla vita reale del 21enne e che, quindi, possa aver influito sul suo malessere, che possa averlo "bullizzato" anche al di fuori dei social media, fino a spingerlo al gesto estremo. Per questo motivo la Procura di Monza vuole andare fino in fondo.

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