Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan lo sfidante del candidato di estrema destra George Simion al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri.
Con il 99% delle schede scrutinate il leader del partito nazionalista Aur e sostenitore del presidente americano Donald Trump ha ottenuto il 40,5% dei voti e se la vedrà ora nel secondo turno con Dan, balzato al secondo posto con il 20,9% delle preferenze contro il 20,3% del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu.
La giornata di ieri
La Romania sceglie un altro nazionalista anti-Ue e anti-Nato al primo turno delle presidenziali bis, dopo quelle di novembre vinte da Calin Georgescu e annullate dalla Corte Costituzionale per irregolarità finanziarie e ingerenze russe. Secondo i primi exit poll diffusi dopo la chiusura dei seggi, George Simion, candidato dell'estrema destra e leader dell'Aur, si conferma il più votato. Ma dovrà vedersela nel ballottaggio del 18 maggio con uno dei due candidati moderati e filo-occidentali.
Gli exit poll di Avangarde (rilevazioni fino alle 19 e senza includere il voto estero) danno infatti Simion al 30%, con gli sfidanti Crin Antonescu e Nicușor Dan appaiati al 23%, in pieno margine di errore. Il sondaggio Curs, invece, stima Simion al 33,1%, seguito da Antonescu (22,9%) e Dan (20,9%). Chi tra i due passerà al secondo turno verrà chiarito solo con i risultati ufficiali, ma entrambi rappresentano un'alternativa netta a Simion: Antonescu, sostenuto dalla coalizione di governo Psd-Pnl-Udmr, garantisce una linea di continuità e stabilità istituzionale, mentre Dan, sindaco indipendente di Bucarest e riformista, si rivolge all'elettorato giovane e urbano, proponendosi come volto del cambiamento e dell'integrazione europea. La "sorpresa Ponta", paventata in campagna elettorale, non si è invece verificata: l'ex premier è rimasto indietro, fuori dai giochi.
In mattinata Simion si è presentato al seggio con Georgescu: "Siamo qui con una sola missione, il ripristino dell'ordine costituzionale, il ripristino della democrazia", ha dichiarato al fianco dell'ex candidato, estromesso dalla corsa dai giudici dopo le ingerenze russe veicolate su TikTok. "Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo romeno, che voglio servire. Siamo qui con un solo desiderio, fare giustizia per la Romania", ha insistito Simion, evocando anche la possibilità di conferire proprio a Georgescu l'incarico di premier. Tra i primi a congratularsi è stato su X Matteo Salvini: "In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente, con testa e cuore. Con buona pace dei 'signori' di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi. Bravo George Simion".
La giornata elettorale è stata segnata da attacchi informatici coordinati. I siti web dei ministeri degli Interni e della Giustizia e quello del candidato Antonescu sono stati colpiti da un attacco di tipo DDoS, che ne ha temporaneamente compromesso il funzionamento. Il gruppo NoName057(16), noto per le sue azioni di disturbo cibernetico a sostegno della narrativa filo-russa, ha rivendicato l'attacco su Telegram, affermando di aver inviato "sorprese DDoS" ai siti istituzionali. Il Direttorato Nazionale per la Sicurezza Cibernetica ha confermato l'accaduto, precisando che alle ore 14:00 tutti i portali colpiti erano di nuovo operativi. L'episodio rientra in un contesto di pressione ibrida che ha già visto la Romania bersaglio di decine di migliaia di attacchi informatici nel corso degli ultimi mesi.
In questo clima il primo turno ha visto una partecipazione nazionale del 53,16%, in netto aumento rispetto al voto annullato di novembre. Particolarmente significativa la mobilitazione della diaspora, dove quasi un milione di romeni ha votato nei tre giorni dedicati al voto estero: una cifra da record assoluto, che potrebbe avere un peso determinante soprattutto nella definizione del secondo posto. Nonostante la centralità mediatica degli exit poll, la loro attendibilità è sotto osservazione. Secondo analisi di istituti e giornalisti indipendenti, circa il 50% degli elettori ha rifiutato di dichiarare per chi ha votato, riducendo l'affidabilità delle proiezioni. Un fenomeno simile era accaduto nel novembre 2024, quando i dati di uscita dalle urne si rivelarono profondamente sbagliati, contribuendo alla delegittimazione del voto poi annullato.
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