TUNISI - La Tunisia ha effettuato lo scorso 16 aprile, nel bacino del grande invaso di Sidi Salem (governatorato nord occidentale di Béja), la sua prima operazione di inseminazione artificiale delle nubi, una tecnica nota come "cloud seeding", con l'obiettivo di aumentare le precipitazioni e mitigare la penuria idrica che grava sul Paese da cinque anni consecutivi di siccità record. L'annuncio ufficiale è stato dato dal ministro dell'Agricoltura, delle Risorse idriche e della Pesca, Ezzeddine Ben Cheikh, nel corso delle celebrazioni per la Giornata nazionale dell'Agricoltura.
L'operazione, condotta in collaborazione con i ministeri della Difesa nazionale e dei Trasporti e interamente progettata da competenze scientifiche tunisine, ha visto un velivolo militare rilasciare nuclei di condensazione all'interno di cumuli carichi di umidità sopra la più grande diga del Paese.
L'iniziativa, si legge in una nota del ministero sui propri canali social, rientra in un programma pilota di sicurezza idrica che, se confermato, sarà esteso ad altre zone strategiche del Nord e del Centro.
Secondo le informazioni diffuse dal dicastero, il cocktail utilizzato comprende ioduro d'argento, ghiaccio secco e sale, sostanze comunemente impiegate in programmi analoghi in Marocco, Emirati e Cina, ritenute a basso impatto ambientale se impiegate in quantità controllate. Lo stesso Ben Cheikh ha sottolineato che, grazie alle ultime piogge e a interventi di razionalizzazione, le riserve complessive dei 37 bacini tunisini hanno raggiunto 927 milioni di metri cubi, con un incremento di 130 milioni rispetto allo scorso anno. Dalla prossima estate, inoltre, entrerà in funzione l'impianto di dissalazione di Sousse, destinato ad affiancare le unità di Sfax e Zarat.
Accanto al cloud seeding, il governo prevede la digitalizzazione integrale della gestione idrica tramite due nuove piattaforme: una d'ausilio decisionale in tempo reale per gli operatori tecnici e una per le autorizzazioni elettroniche all'uso del demanio idrico. Parallelamente è in corso un progetto di copertura fotovoltaica delle stazioni di pompaggio per ridurre il costo energetico del pompaggio dell'acqua.
La Tunisia, dove il tasso medio di riempimento delle dighe oscilla attorno al 40%, registra un deficit pluviometrico superiore al 30% rispetto alla media trentennale. Con il cambiamento climatico che spinge le temperature estive oltre i 45 gradi e prosciuga le falde, Tunisi guarda dunque a soluzioni d'ingegneria meteorologica già sperimentate con successo in Medio Oriente e in Nordafrica. Una prima valutazione tecnica dei risultati dell'operazione sarà presentata entro giugno: se il guadagno idrico supererà il 10 %, il cloud seeding diventerà parte integrante del nuovo Piano nazionale per la gestione sostenibile dell'acqua (2025-2035). Intanto, l'Istituto di Meteorologia nazionale è stato incaricato di mappare le celle cumuliformi idonee e definire finestre operative compatibili con i corridoi aerei civili.
Con questa iniziativa, Tunisi mira a posizionarsi fra i Paesi pionieri della regione nell'impiego di tecnologie di modificazione artificiale del clima, mentre prosegue la corsa alla diversificazione delle fonti tra desalinizzazione, riuso delle acque reflue e riduzione delle perdite di rete. "Si tratta di un tassello d'emergenza, non della soluzione definitiva, continueremo a puntare su un mix d'innovazioni per garantire la sicurezza idrica alle generazioni future", ha assicurato Ben Cheikh.
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