Gli angeli con gli zaini di Louis Vuitton, disegnati dal direttore creativo della maison francese Nicolas Ghesquiere, sfilano nell'ultimo piano de La Samaritaine, all'ombra della cupola di vetro del gioiello architettonico nato tra l'Art Neuveau e l 'Artc Decò, che un secolo fa accoglieva i primi grandi magazzini di Parigi, ed è tornato quest'anno a nuova vita dopo 15 anni di chiusura. Prima sfilata dunque per La Samaritaine, riaperto ad aprile in una versione completamente rinnovata che colosso mondiale del lusso di proprietà di Bernard Arnault ha finanziato per 750 milioni di euro.
Nella galleria dell'imponente complesso architettonico situato tra la Senna e la centralissima rue de Rivoli (ospita tra l'altro, un grande albergo della catena Cheval Blanc, una piscina con vista su Montmartre, un centro commerciale, ma anche bar, ristoranti, alloggi, uffici e un asilo nido), sfilano modelle androgine, dalla camminata da bad girl, mani in tasca e passi lunghi, mentre sulle pareti della galleria scorrono alcune immagini del film cult di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino.
Sono gli "angeli" immaginati da Ghesquiere che hanno ispirato lo stilista alla guida creativa del marchio del lusso dal 2013. Sono creature libere da qualsiasi distinzioni di genere, di etnia e di sesso.
Sono interpreti perfette dello stile "fluido" che ormai ha conquistato molte griffe. Portano pantaloni di varie fogge e lunghezze, dai cargo ai jeans fino ai bermuda, ma sempre comodi, morbidi sulle gambe. Li abbinano a T-shirt con scritte e rouches di raso a formare ali colorate sulle maniche. Ma possono indossare anche il tailleur pantaloni ricamato con pailettes argento con la maglietta. Oppure possono mostrarsi con giacche e cappotti a vestaglia con spalle importanti e scese, per via del taglio raclan. Maglioni oversize. Tessuti fluorescenti che danno l'impressione del movimento, come il mercurio o l'argento vivo chimico o un cielo mutevole. Hanno i capelli corti o lunghi, non ha importanza, colorati di rosa o di giallo. Se poi indossano l'abito iper femminile, stretto in vita da un alta cintura, accessorio presente in quasi tutti gli outfit. Ai piedi mettono decolleteè con il tacco ma con la punta rivolta in su, verso il cielo, come gli zoccoli olandesi.
"Più che di ispirazione parlerei di una tematica, - spiega Ghesquiere - estremamente importante, quella del genere. Stiamo andando al di là della semplice idea di una donna che acquisisce potere facendo proprio il guardaroba maschile. Che spazio c'è per una categoria di abiti che si collocano a metà strada tra il maschile e il femminile? Uno spazio in continua crescita, i cui confini sono sempre più permeabili. Stiamo definendo un tipo di abbigliamento che vive in una zona non binaria. E' affascinate riflettere su questo. Che cosa può essere un capo non binario? Inevitabilmente, è il ruolo del designer offrire un punto di vista". "Mi ritrovo in qualcosa che ho sempre amato fare, che in sostanza definisce il mio lavoro attraverso la mia carriera di designer. Un ibrido stilistico. Patchwork di materiali differenti. Come mixare opposti sartoriali, unirli e fonderli insieme. Se si utilizza un termine così potente come "gender-fluid" e lo si applica alla moda, esso rende realmente l'idea della fluidità di un capo che si muove armoniosamente dall'uno all'altra e che è sia l'uno che l'altra". (ANSA).
Vuitton punta sul gender-fluid nella nuova collezione
Disegnata da Ghesquiere e presentata a La Samaritaine a Parigi

- Redazione ANSA
- ROMA
- 06 ottobre 2020
- 20:32
- Redazione ANSA
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- 06 ottobre 2020
- 20:32