Realizza la sua prima "hole in one" sul circuito e vince il The Genesis Invitational festeggiando, all'età di 25 anni, 3 mesi e 17 giorni, il secondo titolo in carriera sul PGA Tour in 40 gare giocate. Settimana speciale per Ludvig Aberg. Lo svedese, con un totale di 276 (74 66 70 66, -12) colpi, si è imposto, a La Jolla (San Diego), nel torneo elevato del massimo circuito statunitense. Nonostante una falsa partenza nel primo round, il talento di Eslov è riuscito a far sua la competizione grazie a un birdie decisivo alla 72esima e ultima buca, che gli ha permesso di superare al fotofinish Maverick McNealy. All'americano, 2/o con 277 (-11), non è bastato, con un 64 (-8), realizzare il miglior giro della settimana. Così come al suo connazionale, Scottie Scheffler, non è servito giocare un torneo da protagonista. Il numero 1 mondiale si è classificato 3/o con 279 (-9) al pari di Patrick Rodgers. Quinta piazza con 280 (-8) per Danny McCarthy, Tony Finau e altri big come Tommy Fleetwood e Patrick Cantlay.
Premiato da Tiger Woods, ambasciatore della rassegna e grande assente della competizione, Aberg è ora salito al quarto posto nel world ranking. "Sono felice ed emozionato, adoro la California e credo che il Torrey Pines Golf Club sia uno dei posti più belli in cui si possa giocare", la soddisfazione dello svedese. L'exploit gli ha fruttato 4.000.000 di dollari a fronte di un montepremi complessivo di 20.000.000. Nel "moving day" la scossa decisiva, con una "hole in one" realizzata alla buca 3 (par 3), da 140 yards (128 metri), con un pitching wedge. Dal 1983, mai nessun vincitore del Genesis Invitational aveva aperto l'evento con un parziale di 74 (+2) colpi. Nelle battute finali, McNealy ha cercato di beffare tutti realizzando 9 birdie (di cui 5 consecutivi), prima di inciampare in un bogey alla 14.
E ora il PGA Tour si prepara a tornare subito protagonista.
Dal 20 al 23 febbraio a Vallarta andrà in scena il Mexico Open.
In campo ci saranno anche due azzurri: Matteo Manassero e Francesco Molinari. (ANSA).