Il sindaco di Jesi, Lorenzo
Fiordelmondo, ha denunciato i post d'odio pubblicati via social
a seguito dell'apertura della nuova sede del Centro culturale
islamico Al Huda, 850 metri di capannone in via Cascamificio a
sostituzione della palazzina di Viale della Vittoria in cui
operava prima. "Commenti pesanti? Qui si è andati oltre. Il
dossier è nelle mani delle autorità competenti", ha chiarito
all'ANSA il primo cittadino, intenzionato a querelare gli autori
delle minacce indirizzate all'amministrazione comunale, sotto
accusa per aver finanziato il centro la cui realizzazione, al
contrario, è stata sostenuta interamente dai fedeli tramite
autotassazione.
L'inaugurazione, domenica scorsa alla presenza delle autorità
cittadine per il taglio del nastro, era stata - ha raccontato il
sindaco - "una giornata di festa, con tante persone, non solo
fedeli, che hanno accolto quella giornata con gioia". Ma quando
la notizia del taglio del nastro è stata rilanciata da un gruppo
cittadino su facebook, "c'è chi ha rovesciato tutta la propria
cattiveria e frustrazione sotto forma di commenti indecorosi,
scritti, pubblicati e lasciati pubblicare, nei quali si intima a
chi amministra la città che 'Sì, però dovrà fare i conti col
piombo' ".
"Minacce gratuite, violente e inaccettabili. Darò fondo ad
ogni azione per cercare di tracciare un argine alla deriva
materiale e verbale alla quale non intendo né adeguarmi, né
tantomeno arrendermi", ha chiarito Fiordelmondo. "Jesi è una
città intelligente, dal 'graffio elegante' quando occorre. Una
cosa però è il dibattito, anche quello acceso, altro le minacce
e la violenza. La speranza è che sappia custodirlo e conservarlo
con cura, prendendo le distanze da chi lo deturpa".
Un fermo atto di condanna ai violenti attacchi, e la
solidarietà all'amministrazione comunale e alla comunità
islamica di Jesi, giunge dall'Anpi di Jesi che, in una nota
della presidente Rosalba Cesini, scrive: "La nostra
Costituzione, nata dalla Resistenza, sostiene che tutte le
confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge,
purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. Chi
non si riconosce ed anzi dileggia questi principi, mostra i
principi violenti e di odio razzista cui obbedisce. Chi promette
'il piombo' non solo va perseguito penalmente per la grave
minaccia, ma va anche condannato ed isolato culturalmente e
socialmente. Conosciamo bene queste posizioni e chi oggi le
ribadisce sappia che il popolo jesino e italiano le ha battute
80 anni fa ed è pronto a rifarlo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA