L'emittente araba Al Jazeera afferma che è salito ad almeno 45 morti e decine di feriti il bilancio dei raid israeliani che stanotte hanno colpito Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. E altre sei persone sarebbero morte dalla mezzanotte scorsa in attacchi dello Stato ebraico sull'enclave palestinese, sempre secondo Al Jazeera. Ieri sera le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ordinato l'immediata evacuazione di alcune zone settentrionali della Striscia di Gaza, preannunciando un'operazione militare.
La giornata di ieri:
"Accordi storici" per 600 miliardi (tra cui uno record di 142 miliardi in armi), revoca delle sanzioni alla Siria, pressing sull'Iran per un accordo sul nucleare e su Israele per una tregua a Gaza, dove "la gente merita un futuro migliore". Il "Donald d'Arabia", come qualcuno ha ribattezzato il presidente americano per il suo primo viaggio all'estero nel secondo mandato, mescola affari stellari e la sua imprevedibile diplomazia nella tappa d'esordio a Riad.
Un viaggio macchiato dalla decisione di accettare come regalo un Boeing super lusso dal Qatar e di escludere le agenzie di stampa dall'Air Force One. Ma il tycoon è stato accolto con tutti gli onori dal principe saudita ereditario Mohamed bin Salman tra i marmi e gli ori del sontuoso palazzo reale.
"Ci piacciamo molto", ha detto Trump in uno scambio di lodi reciproche, accompagnato da una corte di ceo guidata da Elon Musk e comprendente tra gli altri Mark Zuckerberg, Sam Altman, Larry Fink, John Elkann.

Se gli investimenti erano in qualche modo previsti, c'era invece molta attesa per la parte più politica del suo intervento al Saudi-Us Investment Forum, davanti a una platea di ricchi sceicchi al King Abdul Aziz International Conference Center. Il suo discorso ha gettato le basi per una (difficile) svolta in Medio Oriente dove, ha detto, "dopo tanti decenni di conflitto, finalmente è alla nostra portata raggiungere quel futuro che le generazioni prima di noi potevano solo sognare: una terra di pace, sicurezza, armonia, opportunità, innovazione e successi".
"Davanti ai nostri occhi una nuova generazione di leader sta trascendendo gli antichi conflitti e le stanche divisioni del passato e sta forgiando un futuro in cui il Medio Oriente è definito dal commercio, non dal caos; dove esporta tecnologia, non terrorismo; e dove persone di nazioni, religioni e credi diversi costruiscono città insieme, non si bombardano a vicenda", ha proseguito.
Rendendo così omaggio alla nuova classe dirigente dei Paesi del Golfo, che ha "perseguito le proprie visioni e tracciato il proprio destino a modo proprio", senza gli "interventismi occidentali" che hanno fallito a Kabul e a Baghdad. Il colpo ad effetto è stato l'annuncio della svolta sulla Siria, con la revoca delle sanzioni, il ripristino delle relazioni tra i due Paesi e l'apertura di credito verso il nuovo governo del presidente Ahmed Hussein al-Sharaa (al Jolani), che incontrerà mercoledì a Riad.
"In Siria, che ha conosciuto tanta miseria e morte, c'è un nuovo governo in cui dobbiamo tutti sperare affinché riesca a stabilizzare il Paese e mantenere la pace", ha spiegato tra gli applausi Trump, che ha maturato la decisione dopo aver parlato con MbS e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Apertura anche sul Libano, dove il tycoon si è detto pronto ad aiutare a "costruire un futuro di sviluppo economico e pace con i suoi vicini". Bastone e carota invece per l'Iran. "Sono qui non solo per condannare le scelte passate dei leader iraniani, ma per offrire loro una nuova e migliore strada verso un futuro molto più promettente" ha detto, ribadendo che vuole un accordo sul nucleare (inviso a Israele).
Ma poi ha minacciato che, diversamente, "non avremo altra scelta che infliggere la massima pressione, portando a zero l'export del petrolio iraniano: ora spetta a Teheran decidere ma la nostra offerta non durerà per sempre", ha ammonito, riscuotendo un altro fragoroso applauso quando ha promesso che l'Iran "non avrà mai l'arma nucleare". Il commander in chief ha lanciato anche un messaggio al premier israeliano Benjamin Netanyahu (con cui è sceso il gelo), nel giorno in cui ha annunciato che l'esercito israeliano entrerà nella Striscia "con tutta la sua forza" nei prossimi giorni.
"La gente di Gaza merita un futuro migliore", ha dichiarato tra le ovazioni, aggiungendo che è suo "fervido desiderio" che l'Arabia Saudita "si unisca presto agli Accordi di Abramo". Un obiettivo impossibile finché Bibi continua la sua guerra. Per questo Trump domani, nella seconda tappa del suo viaggio in Qatar, potrebbe presentare il suo piano per mettere fine al conflitto nella Striscia, "ordinando" poi a Netanyahu di rispettarlo, scrive Haaretz, secondo cui il rilascio da parte di Hamas dell'ostaggio israelo-americano Edan Alexander "indica un coordinamento tra Qatar e Stati Uniti".
La diplomazia, come sempre con Trump, si intreccia agli affari. Di qui la firma con MbS di vari mega accordi con l'impegno di Riad a investire 600 miliardi di dollari negli Usa: dalle armi (142 miliardi) all'Ia (20 miliardi), dalla high tech all'energia, dalle infrastrutture alla sanità. Ma per il "Donald d'Arabia" si tratta di molto di più, "oltre mille miliardi", considerando gli accordi con altre grandi aziende americane come Amazon e Oracle. E, forse, anche le sue.
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