ANALISI Il monte e la valle di Amelek
20 febbraio, 18:18Correlati
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di Giovanna Chirri
Il monte e la valle. "Nei momenti decisivi della vita, vogliamo seguire l'io o Dio?". Salutati i fedeli nel primo Angelus da dimissionario, Benedetto XVI ha iniziato il ritiro di quaresima, invitando tutta la Chiesa a riscoprire la fede come criterio base per la vita. Le meditazioni degli Esercizi di quaresima sono affidate al cardinale Gianfranco Ravasi e papa Ratzinger le ascolta, nella stessa cappella Redemptoris Mater, ma un po' appartato rispetto ai collaboratori di curia. Mosé si ritira a pregare sul monte - é la riflessione di Ravasi - mentre nella valle, restano Amelek, il nemico degli israeliti, e "le paure, gli incubi, i terrori". Nel frattempo il Vaticano pubblica la notizia del commissariamento dell'Idi, ospedale dei Concezionisti in crisi finanziaria, una grana che poteva deflagrare in qualsiasi momento. Il commissariamento affidato al card. Giuseppe Versaldi fa il paio con le nomine dei giorni scorsi, del presidente e della commissione cardinalizia per lo Ior.
Prima di salire sul monte Benedetto XVI vuole ripulire la valle almeno dai casi finanziari più controversi, che intaccano l'immagine della Chiesa davanti al mondo. La valle comunque non ha ancora metabolizzato lo shock delle dimissioni del Papa che si era fatto carico della difficile eredità di Wojtyla. Mentre l'arcivescovo di New York e quello di Parigi, Thimothy Dolan e André Vingt-Trois, negano che si sia orientati ad anticipare il conclave, l'arcivescovo di Vienna Schoenborn, tutti in interviste a testate diverse, ricorda che la Curia "serve il Papa, non lo sostituisce".
In attesa delle Congregazioni generali preconclave, dedicate al "brain storming" dei cardinali sulla situazione della Chiesa e le indicazioni di priorità per il nuovo pontificato, prende forma la lista dei papabili. Chi crede a una soluzione italiana mette in pista l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola e, in caso di fallimento di questi, propone l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, senza dimenticare lo stesso Ravasi. Chi ricorda le proteste di alcuni episcopati europei e di quelli dell'America del Nord, all'esplodere di Vatileaks, contro l'eccessivo peso degli italiani nel governo della Chiesa, chiede di guardare lontano da Roma, verso le Americhe, con Dolan e con l'arcivescovo di Boston Sean O'Malley negli Stati Uniti, o i brasiliani Odilo Scherer e Joao Braz de Aviz. Chi pensa maturi i tempi per un papa asiatico segnala il giovanissimo arcivescovo di Manila, che ha la mamma cinese, Luis Tagle, o gli indiani Placidus Toppo e Oswald Gracias. E la vecchia Europa? Si fa il nome di Peter Erdo, l'arcivescovo di Budapest che è anche presidente dei vescovi europei, ma alcuni ritengono più spendibile la candidatura dell'arcivescovo di Vienna e discepolo di Ratzinger, Christoph Schoenborn. Tra Esercizi spirituali e Angelus, l'Osservatore romano titola in prima "La via di Dio e la via dell'uomo" e, riferendo nelle pagine interne delle reazioni nel mondo alla rinuncia di Benedetto XVI, "Quello scandalo di non adattarsi al mondo". ([email protected])