ROMA - Circa 100 cittadini italiani e 17 spagnoli bloccati dagli scontri delle ultime ore a Tripoli tra milizie rivali che nella giornata di ieri con l'assistenza e l'organizzazione dell'ambasciata d'Italia, del personale dei carabinieri e della Presidenza del Consiglio, avevano raggiunto, accompagnati dal vice ambasciatore d'Italia in Libia, Riccardo Villa, l'aeroporto di Misurata (a est di Tripoli) per imbarcarsi poi su un volo speciale diretto a Roma, sono arrivati verso l'una di notte a Fiumicino con un Airbus A320 della Medsky Airways.
"Ero andato a Tripoli per la 16/a edizione della 'Libya Build', la fiera più grande e prestigiosa del Nord Africa dedicata al settore dell'edilizia e delle costruzioni - ha detto un sessantenne che faceva parte di un gruppo di altri connazionali andati con lui a Tripoli per la stessa ragione -.
Martedì, il giorno dell'apertura della Fiera, la situazione era abbastanza tranquilla anche nell'aria se si sentiva che qualcosa stesse per accadere. In gioco c'era il confronto tra le milizie rivali e il controllo di alcune zone. Nessuno, però, si aspettava che la 'scintilla' sarebbe potuta esplodere così in fretta. Finita la giornata - ha continuato - siamo tornati in albergo e di notte è cominciato il conflitto a fuoco tra le milizie. Il giorno dopo nessuno di noi è andato alla Fiera. Si è poi parlato di una tregua ma il timore era che gli scontri sarebbero potuti riprendere e così è stato. A quel punto l'Ambasciata, coadiuvata dall'Unità di crisi della Farnesina, si è attivata per permetterci di rientrare in Italia in sicurezza ed oggi siamo qui. Devo però anche dire che quando abbiamo lasciato la Libia la situazione era abbastanza tranquilla.
Chissà se durerà. Ovviamente me lo auguro". Tra gli italiani rientrati, anche un dipendente dell'Eni. "Ero a Tripoli per lavoro da due anni e mezzo. Due sere fa ero in casa quando, intorno alle 10 di sera, sono scoppiati i primi disordini in strada che sono poi andati avanti fino alle 3 del mattino. Il giorno successivo è sembrato tutto più tranquillo poi di notte, verso le 3, hanno ripreso gli spari. A quel punto mi sono letteralmente barricato in casa. L'azienda, attraverso messaggi whatsapp, ha comunicato a me e ai miei colleghi che, non appena possibile, il personale non indispensabile avrebbe potuto lasciare il Paese con un volo speciale che abbiamo poi preso oggi. Sono comunque pronto a tornare in Libia non appena la situazione lo consentirà", ha concluso.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA