Dalla verifica della posizione gps dalla quale è stato inviato il video - si apprende dalla ong - risulta che il lager è quello denominato Al - Nasr Detention Center: uno di quelli sotto la giurisdizione di Almasri, il generale libico prima arrestato e poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane alcuni mesi fa. "Riceviamo e pubblichiamo, grazie alla rete RefugeesinLibya, un video che denuncia ancora crimini contro donne e bambini che tentano di fuggire dalla Libia, dove sono sottoposti a sofferenze indicibili. Il lager di Zawiya, situato a 50 chilometri a nord-ovest di Tripoli, è uno di quelli gestiti da Almasri, ricercato dalla Corte Penale internazionale per crimini contro l'umanità", dice Mediterranea, che ha trasmesso il video "anche agli uffici della Corte Penale Internazionale: qualcuno nel governo italiano e nell'Unione Europea dovrà rispondere davanti alla giustizia di questi crimini contro l'umanità".
In questo momento - riferisce Mediterranea - il lager contiene più di 100 donne di altre nazionalità e decine di bambini. Gli uomini di Almasri chiedono 6000 dinari per il rilascio di ogni persona. La ong riporta anche la testimonianza di Fatima Ibrahim e la sorella Rakuya, profughe etiopi, catturate con i loro bambini e altre 130 persone dalla cosiddetta guardia costiera libica, lo scorso 2 maggio, in acque internazionali tra l'Italia e la Libia: "Erano salpati da Sabratha su un'imbarcazione di legno a due ponti con oltre 130 persone imbarcate. Hanno navigato per circa un'ora dalla costa, fino a quando le milizie sono arrivate e hanno sparato contro la loro barca. Alcune persone sono rimaste uccise, una ragazza e' sicuramente morta per le ustioni derivanti dall'incendio del motore colpito dai colpi dei mitra. I sopravvissuti sono stati portati nella prigione di Almasri e sono stati spogliati, perquisiti. I miliziani hanno sottratto telefoni e soldi".
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