La Campania, nonostante un
considerevole recupero, rimane la regione con la speranza di
vita più bassa tanto tra gli uomini (79,7) quanto tra le donne
(83,8). E' il dato che si ricava dagli indicatori demografici
dell'Istat pubblicati oggi e relativi al 2024. La statistica
all'interno del quadro nazionale di una popolazione che
invecchia, e dove il numero di decessi tende strutturalmente a
crescere in quanto più individui sono esposti ai rischi di
morte.
Nella graduatoria nazionale che fa segnare il minimo storico
della fecondità, con 1,18 figli per donna, la Campania si piazza
al terzo posto tra le regioni italiane. Il primato della
fecondità più elevata continua a essere detenuto dal
Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari
a 1,39 nel 2024, comunque in diminuzione rispetto al 2023
(1,43). Come lo scorso anno seguono Sicilia e Campania. Per la
prima, il numero medio di figli per donna scende a
1,27 (contro 1,32 del 2023), mentre in Campania la fecondità
passa da 1,29 a 1,26. In queste regioni le madri sono mediamente
più giovani: l'età media al parto è pari a 31,7 anni in Sicilia
e a 32,3 in Trentino-Alto Adige e Campania.
Nord e Centro restano le aree più attrattive per i
trasferimenti di residenza tra Comuni. Anche nel 2024 il
Mezzogiorno conferma un saldo migratorio interno negativo
(-52mila, -2,6 per mille abitanti). Sono oltre 401mila le
partenze da un Comune meridionale a un altro Comune italiano
(sia all'interno del Mezzogiorno sia verso altre aree del
Paese), mentre i flussi in entrata verso Comuni del Mezzogiorno
si fermano a circa 349mila.
La perdita di popolazione nel Mezzogiorno dovuta agli
spostamenti tra i Comuni colpisce tutte le regioni dell'area,
con intensità più marcata in Basilicata e Calabria dove si
osservano i tassi migratori negativi più alti: rispettivamente
-5,0 per mille e -4,6 per mille. Anche il Molise (-3,8 per
mille) e la Campania
(-3,3 per mille) mostrano un tasso migratorio negativo
significativo, sebbene meno accentuato.
La Campania, infine, si distingue anche come la regione con
la più alta quota di popolazione in età attiva (65,3%), seguita
dal Lazio (64,2%) e dalla Lombardia (63,9). La Liguria è la
regione con la percentuale più bassa, pari al 60,5%.
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