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Secret spot a Roma, tre secoli di storia nel lussuoso Palazzo del Nazareno che apre per il Fai

Secret spot a Roma, tre secoli di storia nel lussuoso Palazzo del Nazareno che apre per il Fai

Dal Collegio 'bene' di De Sica e Verdone all'hotel di design incursione di Luca Guadagnino nell'hotellerie

09 aprile 2025, 10:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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­E' un 'secret spot', un luogo storico, parte del patrimonio culturale italiano ma al suo interno tutto da scoprire il Palazzo del Nazareno, capolavoro architettonico del ‘500, nel pieno centro di Roma. Nel 1622 fu acquistato dal  Cardinale Michelangelo Tonti, detto il “Nazareno”. Costui a sua volta lo lasciò a San Giuseppe Calasanzio, con l’incarico di fondarvi il “Collegio Nazareno”, erede delle scuole popolari, già da lui aperte in Trastevere. Il Collegio fu fondato in questa sede dal Calasanzio nel 1630, ed è rimasto operativo fino al 2012, scuola 'bene' della Capitale. Ora dopo un attento restauro, il palazzo ospita l'Hotel Palazzo Talìa, che combina eleganza e comfort moderno in un contesto storico affascinante. Da scoprire durante le Giornate FAI di Primavera, iniziativa promossa dal Fondo Ambiente Italiano, che invita a conoscere il patrimonio culturale del nostro Paese. Numerosi luoghi solitamente chiusi al pubblico aprono per l'occasione le loro porte, offrendo visite guidate e attività speciali per i partecipanti. E' il caso l'11 aprile di Palazzo Talìa

Basta varcare il grande portone ligneo presso Sant’Andrea delle Fratte, dare un’occhiata all’antica insegna in marmo originale, e ci si trova in un viaggio nel tempo in cui si riannodano i fili segreti di un passato glorioso.
A partire dall’edificio, che risale al Cinquecento: era l’abitazione dell’umanista Angelo Maria Colocci, segretario di papa Leone X, e fu donato nel Seicento dal Cardinal Michelangelo Tonti, detto “il Nazareno”, a San Giuseppe Calasanzio, fondatore dell’Ordine degli Scolopi. Il Collegio Nazareno, da lui creato, era la scuola più antica di Roma, da sempre visitata e omaggiata da politici, nobili e papi: resistette all’occupazione dei francesi con Napoleone, all’invasione dei nazisti, ma non, negli anni Novanta, al calo demografico e al progressivo spopolamento del centro storico a vantaggio degli uffici. Chiuso definitivamente nei primi anni duemila, l’ex Collegio Nazareno, per le cui aule passarono molti nomi noti, da Carlo Verdone a Christian De Sica, dai figli di Rossellini a quelli di Leone, dal pittore Serafini a Dario Argento, ospita poi la sede del Partito Democratico, che ancora occupa l’ultimo piano dell’edificio, ma con un‘entrata separata.
Tutta l’area un tempo occupata dalla scuola è stata ridefinita in un accurato progetto di restauro conservativo, essendo l’edificio protetto dalle Belle Arti, iniziato nel gennaio 2021. Di lì a poco il destino di questa grande dimora doveva subire un’autentica metamorfosi e trasformarsi in un gioiello insolito, unico nello scenario dell’ospitalità italiana
«Non ha i vincoli delle catene alberghiere, non presenta un lusso omologato. Al contrario, è molto caratterizzato, con uno stile riconoscibile e un timbro personale. Un palazzo con un sincretismo di tre secoli di storia, ma da cui traspare anche molta contemporaneità» spiega l’ingegnere Elia Federici, patron e anima del progetto, al fianco della famiglia, della figlia Angelica, dottorato all’Università di Cambridge, esperta d’arte e specializzata in F&B, e di Fortunato responsabile delle gestioni alberghiere del Gruppo.
60 opere in marmo, tra cui busti di epoca romana del I e II secolo d.C. e la Statua di Menade che dà il benvenuto nella hall. Per notti da museo, dove convivono, però, antico e moderno, in una dinamica regola compositiva e un intreccio armonico tra attitudini architettoniche di ieri e di oggi.
 A dettare il tono creativo e il tema delle aree comuni è studiolucaguadagnino, fondato dal regista Luca Guadagnino nel 2017, dopo alcune esperienze come interior designer che si è prestato per la prima volta con slancio al mondo dell’hôtellerie.
«Il cromatismo è alla guida dell’intero progetto, così come la stretta collaborazione con gli artigiani. Un aspetto, quest’ultimo, che ci ha consentito di sperimentare con diverse tecniche. Il progetto stesso è frutto di un processo finalizzato a raggiungere questa sintesi decorativa equilibrata» dichiara Pablo Molezún, project manager di studiolucaguadagnino, per sottolineare l’importanza di un impegno corale «L’idea di lavorare con un regista e di avere uno spazio come questo, scenografico e non formattato, è quella che mi ha colpito. Mi piace l’estrema attenzione estetica di Guadagnino, che traspare anche nei suoi film, ma anche la sua più assoluta modernità, la maniacalità nei dettagli e la caparbietà tutta siciliana di saper creare il su misura» aggiunge Elia Federici.
studiolucaguadagnino si è occupato degli interni di tutti gli spazi comuni, ristorante e bar inclusi. Ma anche dell’ imponente moquette, come una sorta di tappeto-percorso da seguire, con un tema vagamente floreale, creato da Nigel Peake, cromaticamente intenso e con le tonalità che identificano l’hotel, dal rosso al vinaccia, dal rosa al vinaccia: si snoda, anche, in versione guida lungo la scala monumentale che conduce al piano nobile, dove si trovano altre camere e l’Aula Magna, 248 metri quadrati di grandeur e magnificenza, con affreschi settecenteschi del pittore Gaspare Serenari, utilizzata per eventi privati o prenotata insieme alle attigue suite come Talìa Suite.
Il concept è di una privata residenza di lusso, in sentirsi (quasi) come a casa.  «Il senso è di dare casa all’ospite: molte residenze romane sono maestose e con dettagli architettonici di grande ricchezza, ma anche vissute con semplicità. Qui c’è la solennità del passato, che è possibile adattare alla quotidianità in modo autentico» continua Elia Federici che, insieme alla famiglia, ha scelto il nome Talìa riferendosi alla musa dell’accoglienza, oltre che delle arti e dello spettacolo: Talia, una delle figlie di Zeus e Mnemosine, presiedeva alla commedia ed etimologicamente, dal greco, significa “abbondanza” “prosperità”. Dettagli ben presenti ovunque lo sguardo si posi all’interno dell’hotel. Sugli affreschi di ieri e sulle opere di oggi, come le due site-specific della pittrice Delfina Scarpa, che fa parte della nuova generazione di artisti romani, in una riflessione artistica tra storia e modernità.
L’ispirazione del lusso è classica, ma ovunque è alleggerita.  L’architetto Marianna Lubrano Lavadera dello studio di progettazione e store Mia Home Design Gallery con l’architetto Laura Feroldi hanno progettato gli interni delle 25 camere, una diversa dall’altra, e dei corridoi del primo e del secondo piano. 
A piano terra, sulla destra, tutti i tre ambienti del bar comunicanti, di cui uno con accesso dalla strada, hanno affreschi sul soffitto ispirati alla Domus Aurea, e precedono il Ristorante Tramae, il cui nome evoca un filo conduttore che collega le tante storie del Palazzo, precedenti e attuali. 

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