(di Livia Parisi)
Numero due del tennis al mondo, nato
ad Amburgo nel 1997, Alexander Zverev non ha mai rinunciato ai
suoi sogni, nonostante sin dall'età di quattro anni conviva con
una malattia cronica autoimmune. "Avere una vita normale per chi
ha il diabete è possibile. Ed è possibile anche diventare degli
atleti", spiega il campione, intervenuto all'evento 'Ridurre il
peso del diabete attraverso la tecnologia', organizzato a Roma
da Medtronic. "È importante - aggiunge - che genitori e bambini
sappiano che non ci sono limiti. Non ho mai lasciato che il
diabete mi fermasse. Se riuscirò a ispirare altre persone nella
mia condizione a continuare a inseguire i propri sogni e a
realizzare tutto ciò di cui sono capaci, avrò fatto una piccola
differenza".
Il diabete è una malattia cronica dovuta a un'alterazione
della produzione o dell'utilizzo dell'insulina, un ormone
prodotto dal pancreas che regola i livelli di zucchero nel
sangue e permette alle cellule di utilizzare l'energia. In
Italia, oltre 3,5 milioni di persone convivono con il diabete di
tipo 2, legato agli stili di vita, mentre 259.000 hanno il
diabete di tipo 1, la forma autoimmune che insorge da giovani:
la vita di chi ne è affetto è scandita da misurazioni della
glicemia, insulina e farmaci per tenere sotto controllo le
complicanze. Anche per Sasha non sono mancate le difficoltà, a
partire dalla necessità di fare le iniezioni di insulina durante
i cambi campo. Ma il pensiero del tennista tedesco, a Roma per
gli Internazionali d'Italia 2025, è ora sempre più rivolto a chi
non può curarsi. "Nel 2022 - racconta - mi sono dovuto fermare
per via di un infortunio alla caviglia e ho avuto l'opportunità
di fare una cosa a cui pensavo da tempo. Così con mio fratello
abbiamo fondato la Alexander Zverev Foundation, un'associazione
che mira a aiutare giovani con diabete che in molti Paesi non
possono permettersi cure".
Nato in una famiglia di origini russe, Zverev, con la sua
determinazione, ha ispirato altri a perseguire le proprie
aspirazioni, nonostante le difficoltà. Ad ascoltarlo, c'è anche
Davide che ha 8 anni, vive a Torino e condivide con il suo
beniamino la passione per il tennis e la malattia. Ma, racconta,
"quando sono in campo dimentico il diabete". A Zverev, Davide ha
lasciato un messaggio: "Mi hai mostrato che niente è
impossibile". "La prima reazione alla notizia della diagnosi -
ricorda commosso Gianni, il padre di Davide - è stata di shock,
non sapevamo nulla sulla patologia. Ci sono stati anche pianti,
ma ci ha reso uniti e abbiamo scoperto la rete di solidarietà
tra pazienti".
Un grande aiuto arriva oggi da nuove tecnologie in grado di
evitare i rischiosi picchi di ipoglicemia che possono causare
svenimenti, fino al coma. Il loro utilizzo cresce, specie tra i
giovanissimi: oltre il 95% dei bambini e ragazzi con diabete
tipo 1 utilizza un sensore continuo di monitoraggio della
glicemia, mentre il 40% è in terapia con microinfusori che
somministrano insulina.
"Quando mi è stato diagnosticato il diabete, circa venti
anni fa, la situazione era diversa. Io sto vivendo il mio sogno
- dice Zverev - ma non sono l'unico esempio di atleta con questa
condizione. E oggi, grazie alle tecnologie disponibili, non c'è
motivo per cui chi ha il diabete non possa vivere al meglio la
propria vita".
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