L'umanizzazione delle cure non solo nel rispetto del malato, ma come "possibile antidoto contro burnout e aggressioni". E' il focus della seconda edizione della scuola del Collegio dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo), "Humanities in Oncology".
Rivolta ai medici oncologi, con l'obiettivo di creare una connessione tra l'oncologia, le scienze umane applicate in medicina e l'addestramento alla comunicazione, la scuola apre oggi a Piacenza, grazie anche al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. "Nell'ambito dell'ampio tema dell'umanizzazione delle cure, la nostra scuola intende fornire un concreto contributo al passaggio da una concezione del malato come mero portatore di una patologia ad una concezione del malato come persona, con i suoi sentimenti, le sue conoscenze, le sue convinzioni rispetto al proprio stato di salute", spiega Luisa Fioretto, presidente Cipomo.
Approccio che per gli esperti è fondamentale non solo per il paziente, ma anche per il medico, che può così ridurre lo stress e il rischio di burnout. "In questo corso - dichiara Simone Cheli, psicologo psicoterapeuta, professore della St.
John's University e responsabile della progettazione didattica della scuola Cipomo - proponiamo una lettura alternativa: la compassione è per gli oncologi un antidoto al burnout nella misura in cui bilancia la presa di cura del paziente, con la presa di cura di se stessi e con un team in grado di supportarli". Un approccio che può avere grandi vantaggi "per il medico che impara ad adottarlo e a farlo proprio - prosegue Luigi Cavanna, past president Cipomo -. Umanizzare le cure, infatti, non è una dote innata ma è frutto di specifici percorsi formativi, tuttavia, in Italia, la formazione in questo ambito è ancora carente". Tra gli obiettivi della scuola, anche "favorire l'apprendimento di quell'insieme di competenze comunicative, relazionali e umane necessarie nella professione", conclude Alberto Scanni, presidente emerito Cipomo.
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