Il nuovo Piano nazionale pandemico è stato inviato in Conferenza Stato-Regioni: riconosce l'uso dei vaccini ma non come unico strumento di contrasto e prevede in alcuni casi restrizioni alla libertà personale solo di fronte ad "pandemia di carattere eccezionale", ma senza il ricorso ai Dpcm. "E' escluso - si legge - l'utilizzo di atti amministrativi per l'adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali.
Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee, straordinarie ed eccezionali".
Il nuovo piano arriva con alcune modifiche rispetto alle bozze circolate nei mesi scorsi per superare le critiche che avevano di fatto bloccato l'iter.
I vaccini, si legge nel testo arrivato alle Regioni anticipato dal Corriere della Sera e che ANSA ha potuto visionare, “non possono essere considerati gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni ma vanno utilizzati insieme ai presidi terapeutici disponibili”.
“Interrompere le catene di trasmissione di un agente patogeno respiratorio che si sta diffondendo nella comunità può essere complicato. Per questo, in caso di reale e grave rischio per la salute pubblica - si spiega nel Piano - sarà necessario disporre di misure combinate che includano test, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e la messa in quarantena degli individui esposti. Le misure dovranno essere periodicamente aggiustate in base alle circostanze locali e alle caratteristiche epidemiologiche e cliniche dell’infezione e ad altri fattori come l’immunità della popolazione, la capacità dei servizi sanitari e la disponibilità di contromisure mediche efficaci come i vaccini e le terapie“. E’ prevista in caso di necessità la nomina di un “Commissario straordinario all’emergenza, un ufficiale nominato dal Governo che agisce in deroga alle disposizioni ordinarie e per un tempo determinato, allo scopo di far fronte a eventi straordinari attraverso poteri esecutivi speciali”.
Il conflitto che potrebbe eventualmente insorgere tra la sfera privata e quella collettiva, prosegue, "rende necessario operare in ottemperanza al principio di trasparenza. Le informazioni saranno divulgate dalle istituzioni preposte, tanto al personale medico-sanitario quanto ai non addetti ai lavori, in maniera tempestiva e puntuale, attraverso piani comunicativi pubblici e redatti in un linguaggio semplice e chiaro. Ogni persona deve essere informata sulla base di evidenze scientifiche in merito alle misure adottate, in modo da poter comprendere il significato e il valore delle azioni che ciascuno può compiere per la promozione della propria salute e di quella collettiva. È necessario informare debitamente la popolazione in modo che sia pienamente consapevole delle misure di sanità pubblica e degli atti medici individuali per cui è previsto per legge un consenso informato”.
Schillaci, tutelate le libertà'
Il nuovo piano pandemico nazionale "è stato inviato ieri alle Regioni, adesso lo stanno esaminando e a breve avremo il responso. C'è la copertura economica, prevista in Finanziaria, che prima non c'era. Saranno tutelate le libertà e soprattutto i cittadini". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci a margine della Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitari.
Nel piano pandemico 3 scenari, fino a 3 milioni di ricoveri
Fino a 3 milioni di ricoveri e oltre 360 mila persone con bisogno di cure in terapia intensiva. È questo lo scenario peggiore in caso di futura pandemia previsto dal nuovo Piano pandemico.
Il Piano ipotizza tre scenari di rischio: due dovuti a virus influenzali e considerati più probabili e il cosiddetto worst-case, il peggiore scenario possibile, poco probabile ma che non può essere escluso in fase di preparazione alla gestione del rischio.
Nel caso di una pandemia da virus influenzale caratterizzato da patogenicità “lieve”, i ricoveri potrebbero oscillare da 18.882 a 47.809 mentre gli accessi in terapia intensiva da 2.259 a 5.737. Per quanto riguarda il carico per il servizio sanitario, al picco della curva dei contagi, potrebbero essere necessari tra 1.950 e 22.953 posti letto per i ricoveri ordinari e tra 234 e 2.754 posti in terapia intensiva.
Lo scenario intermedio, collegato a un virus influenzale caratterizzato da patogenicità “moderata”, ipotizza dai 103.522 ai 262.948 ricoveri e dai 12.423 ai 31.554 accessi in terapia. Al picco, si prevede un fabbisogno tra 10.728 e 126.242 posti letto per ricoveri ordinari e tra 1.287 e 15.149 in terapia intensiva.
Infine, lo scenario peggiore, che il Piano associa a un coronavirus caratterizzato da patogenicità “grave”. In tal caso, i ricoveri complessivi potrebbero oscillare da 570.715 a 3.047.150 e gli accessi in terapia intensiva da 68.697 a 366.787. Al picco potrebbero essere necessari tra 20.986 e 2 milioni di posti letto per ricoveri ordinari e tra 2.779 e 269 mila in terapia intensiva. Il picco di posti letto in terapia intensiva, durante la pandemia da Covid 19 è stato registrato il 3 aprile 2020, quando 4.068 persone erano ricoverate in terapia intensiva.
Le simulazioni, precisa il Piano, tengono conto soltanto delle caratteristiche di un eventuale patogeno e non di altri fattori che possono condizionarne la diffusione. “Pertanto, i dati sono solo indicativi e vanno interpretati con estrema cautela”.
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