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Unipd, 'invarianza climatica' salva da rischio idrogeologico

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Unipd, 'invarianza climatica' salva da rischio idrogeologico

Università Padova ha analizzato alluvione Romagna del 2023

PADOVA, 14 maggio 2025, 16:59

Redazione ANSA

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Solo applicando nelle nuove costruzioni o urbanizzazioni il principio di "invarianza climatica" - il rischio deve essere uguale o inferiore a quello già presente - è possibile contrastare il pericolo idrolgeologico nelle regioni italiane. Lo afferma una ricerca del Centro studi sugli Impatti dei Cambiamenti Climatici - Critical dell'Università di Padova a Rovigo, condotto negli ultimi due anni, dopo la devastante alluvione che colpì la Romagna nel maggio 2023, la più catastrofica che l'Italia ricordi dopo l'evento del Polesine del 1951 Lo studio si connota come parte delle attività del Partenariato Return finanziato dal Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questi approfondimenti, spiega l'Ateneo di Padova, hanno evidenziato quali sono i punti di debolezza del territorio che, in Romagna come altrove, richiedono una strategia sistematica di riduzione del rischio idrologico e idraulico "e non interventi estemporanei ed emergenziali". Lo richiede, spiegano gli scienziati, il cambiamento climatico, che è già presente e che ha già incrementato l'intensità degli eventi estremi che colpiscono i territori.
    Dove esistono osservazioni storiche multicentenarie delle precipitazioni - a Padova, per esempio, la pioggia giornaliera si misura dal 1725 - si sa che dalla metà del '900 l'intensità delle piogge estreme è aumentata di circa il 20%. Le infrastrutture, dunque, sono già inadeguate al clima attuale ma il cambiamento climatico, purtroppo, riserverà intensificazioni ancora maggiori. Le analisi mostrano che proprio nei bacini colpiti dall'alluvione del 2023 il cambiamento climatico indurrà entro la fine di questo secolo aumenti delle precipitazioni estreme comprese tra il 30% e il 50% . Ciò equivale a dire che gli eventi verificatisi nel 2023 si ripresenteranno più frequenti da qui al 2100, e non solo in Romagna.
    "Le perdite di vite umane che ci aspettiamo e le perdite economiche che l'evento della Romagna ha mostrato essere reali - spiega Marco Marani, direttore del centro Critical e docente di Ingegneria all'Università di Padova - . richiedono di agire rapidamente e in modo sistematico. Possiamo fare molte cose, ad esempio non costruire in aree a rischio e dove il cambiamento climatico sarà più intenso: siamo ora in grado di dire quali sono. È necessario adottare un principio di invarianza climatica: ogni volta che si interviene sul territorio, le variazioni apportate (costruzione o riassetto di centri urbani o industriali, infrastrutture come arginature, ponti, strade - devono assicurare che il rischio cui saranno soggette da qui al 2100 sia almeno uguale, o inferiore, a quello che le colpiva all'inizio del 1900. Solo così sarà possibile adeguare il nostro territorio a un rischio che diventerà presto insostenibile".
   
   

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