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Morgan e la comunità dove 'non esistono ragazzi cattivi'

Morgan e la comunità dove 'non esistono ragazzi cattivi'

A 20 anni dal carcere a Kairos, la realtà di don Burgio

MILANO, 18 febbraio 2025, 17:32

Redazione ANSA

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(di Gioia Giudici) Per cambiare una vita che sembra già segnata, a volte bastano uno sguardo, una parola, un gesto affettuoso. E' quel che è successo a Morgan, 20 anni, occhi trasparenti e pieni di gratitudine per la vita, che ha messo più volte sulla sua strada don Claudio Burgio, prima come fondatore della comunità Kairos e poi come cappellano del carcere minorile Beccaria. E' stato lì, dopo averlo riconosciuto come uno dei suoi ex ospiti, "che è successo qualcosa - racconta Morgan - che non mi sarei mai aspettato, è arrivato a parlarmi, a dirmi 'ma allora sei un pirla', ma con dolcezza, come me lo avrebbe detto un padre. Quando è finito il Beccaria mi ha ripreso ed è stato allora che ho sentito per la prima volta che c'era qualcuno che non pensava che fossi un mostro".
    Dall'ingresso in comunità, dove campeggia ovunque la scritta 'Non esistono ragazzi cattivi, "è cambiata - dice ancora il ragazzo - tutta la mia vita". Un'esistenza che sembrava segnata fin da subito: "Mio padre è morto quando ero molto piccolo e mia madre - ricorda oggi, ospite della sede di Vimodrone per la presentazione di un podcast Sky di cui ha curato la sigla insieme ad altri - si è ritrovata completamente sola, si è affidata agli assistenti sociali, ma le cose non sono andate bene, e sono stato in affido familiare per sei anni, poi in un centro diurno, ma quando tornavo a casa non c'era nulla da mangiare, mancavano la luce e il riscaldamento. Sono stati anni molto difficili e a 17 anni sono stato arrestato per una rapina, sono stato in comunità, ma ero una testa calda, non vedevo una via d'uscita, nessuno si interessava alla mia vita, mi vedevano come un mostro e basta. All'inizio cercavo di fare in modo che la gente cambiasse idea, ma era come se avessi un bollino addosso, allora mi sono detto: 'Se mi giudichi male, ti faccio vedere che posso essere peggio'' ed è qualcosa - sottolinea Morgan - che non succede solo a me, ma a tanti ragazzi che conosco". Per questo, "ho continuato a fare errori, sono stato in carcere poi sono arrivato in Kairos, ho visto che mi stavano dando una mano, ma ancora non ci credevo e ho continuato a fare stupidate finché non sono arrivato al Beccaria". E lì è successa la magia da cui è iniziato un nuovo cammino: "oggi ho finito di scontare la mia condanna, lavoro come magazziniere e - dice orgoglioso - sono finalmente tornato a casa dalla mia mamma. La mia vita sta andando decisamente meglio e lo devo a questo posto". "I ragazzi come noi - riflette Morgan - non hanno avuto una possibilità. I più grandi cambiamenti sono avvenuti quando abbiamo visto che qualcuno ci teneva a noi, che ci perdonava e non ci vedeva come mostri. Di lì inizi a volerti bene e a volerne agli altri".
    Una rinascita che ha trovato radici nella comunità fondata nel 2000 da don Burgio per aiutare minori in difficoltà a ripartire attraverso l'ascolto, il perdono e il supporto educativo. "La cultura attuale - dice il fondatore - privilegia una narrazione criminogena e fatica a parlare di riconciliazione, ma bisogna comprendere che un ragazzo, se aiutato e supportato, rende la società più sicura perché la sicurezza non è fatta solo dall'inasprimento delle pene, ma da una cultura che deve appoggiare cammini di cambiamento vero. Per questo - sottolinea - è importante far conoscere le storie di questi ragazzi, che possono riconciliare la gente con le loro idee giustizialiste. Le loro testimonianze sono il segno evidente che quando si ragiona in questi modi i ragazzi cambiano, come quelli che ieri erano ospiti e oggi tornano come educatori, quelli che si sono laureati" e quelli che sono diventati delle star, come Baby Gang, che ha riscattato il suo passato grazie alla musica. Anche per lui la comunità - dove non manca uno studio di registrazione - è stata l'occasione per dare una svolta a una vita che pareva già scritta. "Tutti abbiamo bisogno di perdono per guardare la vita con speranza, perdono - sono le parole di don Burgio - è la storia che ricomincia.
    Viviamo così anche l'idea di carcere minorile e comunità, non come una storia che finisce male, ma un luogo da dove ripartire, una grande occasione, un 'kairois', come diciamo qui".
   

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