(di Gioia Giudici)
Per cambiare una vita che sembra
già segnata, a volte bastano uno sguardo, una parola, un gesto
affettuoso. E' quel che è successo a Morgan, 20 anni, occhi
trasparenti e pieni di gratitudine per la vita, che ha messo più
volte sulla sua strada don Claudio Burgio, prima come fondatore
della comunità Kairos e poi come cappellano del carcere minorile
Beccaria. E' stato lì, dopo averlo riconosciuto come uno dei
suoi ex ospiti, "che è successo qualcosa - racconta Morgan - che
non mi sarei mai aspettato, è arrivato a parlarmi, a dirmi 'ma
allora sei un pirla', ma con dolcezza, come me lo avrebbe detto
un padre. Quando è finito il Beccaria mi ha ripreso ed è stato
allora che ho sentito per la prima volta che c'era qualcuno che
non pensava che fossi un mostro".
Dall'ingresso in comunità, dove campeggia ovunque la scritta
'Non esistono ragazzi cattivi, "è cambiata - dice ancora il
ragazzo - tutta la mia vita". Un'esistenza che sembrava segnata
fin da subito: "Mio padre è morto quando ero molto piccolo e mia
madre - ricorda oggi, ospite della sede di Vimodrone per la
presentazione di un podcast Sky di cui ha curato la sigla
insieme ad altri - si è ritrovata completamente sola, si è
affidata agli assistenti sociali, ma le cose non sono andate
bene, e sono stato in affido familiare per sei anni, poi in un
centro diurno, ma quando tornavo a casa non c'era nulla da
mangiare, mancavano la luce e il riscaldamento. Sono stati anni
molto difficili e a 17 anni sono stato arrestato per una rapina,
sono stato in comunità, ma ero una testa calda, non vedevo una
via d'uscita, nessuno si interessava alla mia vita, mi vedevano
come un mostro e basta. All'inizio cercavo di fare in modo che
la gente cambiasse idea, ma era come se avessi un bollino
addosso, allora mi sono detto: 'Se mi giudichi male, ti faccio
vedere che posso essere peggio'' ed è qualcosa - sottolinea
Morgan - che non succede solo a me, ma a tanti ragazzi che
conosco". Per questo, "ho continuato a fare errori, sono stato
in carcere poi sono arrivato in Kairos, ho visto che mi stavano
dando una mano, ma ancora non ci credevo e ho continuato a fare
stupidate finché non sono arrivato al Beccaria". E lì è successa
la magia da cui è iniziato un nuovo cammino: "oggi ho finito di
scontare la mia condanna, lavoro come magazziniere e - dice
orgoglioso - sono finalmente tornato a casa dalla mia mamma. La
mia vita sta andando decisamente meglio e lo devo a questo
posto". "I ragazzi come noi - riflette Morgan - non hanno avuto
una possibilità. I più grandi cambiamenti sono avvenuti quando
abbiamo visto che qualcuno ci teneva a noi, che ci perdonava e
non ci vedeva come mostri. Di lì inizi a volerti bene e a
volerne agli altri".
Una rinascita che ha trovato radici nella comunità fondata
nel 2000 da don Burgio per aiutare minori in difficoltà a
ripartire attraverso l'ascolto, il perdono e il supporto
educativo. "La cultura attuale - dice il fondatore - privilegia
una narrazione criminogena e fatica a parlare di
riconciliazione, ma bisogna comprendere che un ragazzo, se
aiutato e supportato, rende la società più sicura perché la
sicurezza non è fatta solo dall'inasprimento delle pene, ma da
una cultura che deve appoggiare cammini di cambiamento vero. Per
questo - sottolinea - è importante far conoscere le storie di
questi ragazzi, che possono riconciliare la gente con le loro
idee giustizialiste. Le loro testimonianze sono il segno
evidente che quando si ragiona in questi modi i ragazzi
cambiano, come quelli che ieri erano ospiti e oggi tornano come
educatori, quelli che si sono laureati" e quelli che sono
diventati delle star, come Baby Gang, che ha riscattato il suo
passato grazie alla musica. Anche per lui la comunità - dove non
manca uno studio di registrazione - è stata l'occasione per dare
una svolta a una vita che pareva già scritta. "Tutti abbiamo
bisogno di perdono per guardare la vita con speranza, perdono -
sono le parole di don Burgio - è la storia che ricomincia.
Viviamo così anche l'idea di carcere minorile e comunità, non
come una storia che finisce male, ma un luogo da dove ripartire,
una grande occasione, un 'kairois', come diciamo qui".
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