"Profonda tristezza per la
scomparsa di Vincenzo Campofredano, un dolore che oggi colpisce
tutta la comunità di Ururi e tutti coloro che sono legati alla
tradizione delle Carresi". Così il presidente della Regione
Molise Francesco Roberti sul sessantenne del Carro dei
'Giovani', colto da infarto mentre era in sella ad un cavallo
durante la corsa dei carri trainati dai buoi di Ururi, svoltasi
domenica scorsa.
L'uomo, del 'team' dei bianco-celeste, una persona esperta e
tra i punti di riferimento del gruppo dei Giovani, era stato
subito ricoverato nel centro di rianimazione del San Timoteo
dove si trovava in condizioni molto gravi.
"La notizia della sua scomparsa ha spezzato il cuore di chi
in questi giorni aveva sperato in un suo pronto recupero -
prosegue Roberti - . Vincenzo se n'è andato nel luogo e nel
contesto che più amava: la Carrese, simbolo identitario di
Ururi, a cui ha sempre preso parte con passione e orgoglio, in
sella tra i Giovani, il suo gruppo, la sua gente, con un
attaccamento alla tradizione della terra natìa, caratteristica
tipica delle nostre comunità. La Regione Molise si stringe
attorno alla sua famiglia, agli amici, ai compagni di corsa e
all'intera comunità di Ururi".
Questa mattina ne è stata dichiarata la morte cerebrale ed
avviato il monitoraggio elettroencefalografo a seguito del
consenso dei familiari all'espianto degli organi. Gli
accertamenti, seguiti dal neurologo dell'Asrem, Domenico
Perfetto, proseguiranno fino al pomeriggio di oggi, alle 17.30
circa allorquando si procederà con l'intervento di espianto.
L'intera comunità di Ururi è in lutto come nei paesi vicini.
Grande dolore per la famiglia, i parenti, gli amici, i compagni
del Carro dei Giovani, il sindaco Laura Greco. "Te ne sei andato
nel giorno che tanto hai amato - scrive il primo cittadino Greco
sui social -, sul tuo cavallo, indossando i tuoi colori,
onorando il Santissimo Legno della Croce che ti eri fatto
tatuare sul cuore. Proprio così, sul cuore. Ciao capitano".
Gli amici del paese, il gruppo di Giovanotti con Massimo De
Rosa lo ricordano. "Vincenzo è stato, da sempre, uno dei simboli
della Carrese e del Carro dei Giovani. Non un nemico, perché nei
carri non esistono nemici ma un avversario rispettato, temuto e,
proprio per questo, profondamente stimato. Era giusto così. Era
una di quelle figure che il Carro dei Giovani custodiva
gelosamente, come anche noi dei Giovanotti custodiamo le nostre.
Apparteneva a una generazione diversa, forse più dura, ma anche
più autentica che ha fatto dei carri una seconda famiglia,
passione, sacrificio e fede. La scomparsa di Vincenzo è una
ferita che non avremmo mai voluto subire".
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