"L'abbraccio mortale tra la
mafia e le istituzioni crea corruzione e morte. Falcone diceva
che la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani
ha un inizio e una fine. Quando non lo sappiamo, ma sono
convinto che ciò avverrà". Lo ha detto Padre Maurizio
Patriciello, il parroco di Caivano che è tornato in Molise, a
Castelpetroso (Isernia), per scoprire una targa dedicata a
Giuseppe Di Matteo, una delle vittime del mafioso Giovanni
Brusca. Giuseppe, 13 anni, fu sequestrato per 779 giorni, poi
strangolato e sciolto nell'acido dopo che il padre divenne
collaboratore di giustizia.
"Siamo qui - ha detto ancora Padre Maurizio - perché abbiamo
bisogno di seminare semi di speranza parlando ai giovani di una
vittima innocente di cui si è parlato poco sebbene abbia pagato
un prezzo altissimo".
Padre Maurizio Patriciello, da anni, è impegnato nella lotta
alla criminalità. "La paura - ha detto - è un sentimento umano.
Se serve a farmi diventare più sapiente allora Dio sia benedetto
per la paura. Se la paura serve a congelarci allora no. Certo
che qualche pericolo si corre, però guardi in questi giorni sono
morte delle persone sui cantieri dove lavoravano e allora dico
che non c'è una professione e, ancora di più una vocazione, dove
non c'è rischio e allora il rischio lo corriamo anche noi".
Poi un riferimento alla situazione al quartiere dove opera.
"Il mio quartiere è stato definito la più grande piazza di
spaccio d'Europa. Il commercio oggi è diminuito per cui alle
persone che vivevano e vivono con lo spaccio ciò non fa piacere,
allora cercano di individuare il responsabile e se ad accendere
i fari è stato il parroco, allora lui è la persona più facile da
colpire e per me è arrivata anche la scorta. Proprio questa
mattina - ha concluso - si discuteva con le autorità preposte
che vogliono rafforzare la scorta, speriamo di no".
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