In Kosovo, dove si è votato il 9
febbraio scorso per le elezioni legislative, si registra una
situazione di prolungato stallo politico per la difficoltà di
completare l'iter costituzionale per l'insediamento del nuovo
parlamento. Solo dopo tale passaggio si potrà procedere a
conferire l'incarico per il nuovo governo.
Da due settimane si susseguono senza risultato i tentativi di
eleggere il presidente della nuova Assemblea nazionale. Come
previsto dalla legge, dal 15 aprile si tiene ogni 48 ore una
votazione per il nuovo presidente, che anche oggi è andata a
vuoto. Albulena Haxhiu, ex ministra della giustizia, candidata
del movimento Vetevendosje (Autodeterminazione), la forza
politica guidata dal premier Albin Kurti che ha vinto le ultime
elezioni, per la sesta volta non ha ottenuto il minimo di 61
voti necessari per l'elezione. Il parlamento di Pristina è
composto da 120 seggi. A suo favore si sono detti 54 deputati,
44 i voti contrari, due le astensioni. L'insistenza del partito
di Kurti di continuare a puntare su Haxhiu suscita crescenti
critiche, e le forze di opposizione chiedono al premier di
cambiare candidato. La presidente Vjosa Osmani si è detta
disponibile a dare il suo contributo e a consultarsi con le
forze politiche per superare lo stallo, che impedisce al tempo
stesso la prosecuzione del dialogo con Belgrado.
In Serbia, che da mesi vive una profonda crisi sociale per le
proteste degli studenti, due settimane fa si è insediato un
nuovo governo guidato dal premier Djuro Macut, dopo le
dimissioni a fine gennaio dell'esecutivo di Milos Vucevic, sotto
la pressione della protesta.
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