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Parigi 2024, uno chef a 3 stelle al Villaggio olimpico: 'Porto il mare'

Parigi 2024, uno chef a 3 stelle al Villaggio olimpico: 'Porto il mare'

Alexandre Mazzia cucina per gli atleti: 'Ecco la mia ricetta a 5 cerchi'

PARIGI, 25 luglio 2024, 19:16

Paolo Levi

ANSACheck
Uno Chef 3 stelle al villaggio,  'porto il mare a Parigi ' © ANSA/EPA

Uno Chef 3 stelle al villaggio, 'porto il mare a Parigi ' © ANSA/EPA

Parigi val bene una mensa: lo chef stellato Michelin, Alexandre Mazzia, nel top 50 dei migliori cuochi al mondo, è stato scelto dal Cio come responsabile dei menu nel ristorante riservato agli atleti del villaggio olimpico di Paris 2024. Intervistato dall'ANSA alla vigilia della cerimonia inaugurale sulla Senna, il cuoco tre stelle Michelin con il ristorante che porta le sue iniziali a Marsiglia (AM, che in francese si legge anche 'Ame, 'Anima'), racconta la sua Olimpiade del gusto: servire centinaia di piatti al giorno ad atleti provenienti dai quattro angoli del pianeta, cercando di promuovere al massimo la gastronomia bleu-blanc-rouge, una delle sfide più straordinarie della sua vita già ricca di viaggi, esperienze ed emozioni.
    Di lontane origini italiane, nato in Congo, Mazzia trascorre i primi 15 anni a Pointe-Noire, una decina di ore in auto dalla capitale Kinshasa, nel cuore dell'Africa. Poi il ritorno in patria: diventa giocatore professionista di basket, ma si appassiona anche alla cucina. La sua vita, il basket, i profumi di spezie del Congo, il mare, c'è tutto questo nella sua cucina.
    Che ora diventa olimpica. "Poter rappresentare la Francia e il suo savoir-faire, è per me una sfida maggiore", dice lo chef, esprimendo la ''profonda fierezza'' di poter contribuire all'alimentazione delle delegazioni sportive in trasferta sulle rive della Senna. In questi primi giorni, il quarantottenne maestro dei fornelli dice di aver visto ''atleti felici, molto curiosi e sopresi dalla qualità dei nostri piatti: non pensavano di poter avere una tale offerta, avere uno chef tre stelle al villaggio olimpico non è qualcosa di scontato''. Mazzia pensa di essere stato scelto anche per il suo ''percorso, la mia tipicità, la mia esperienza, la mia tecnica". Da ex sportivo crede ''nei valori collettivi'' di condivisione e fratellanza che ritrova sia in campo sia dietro i fornelli. Tra cucina e sport - puntualizza - ci sono tanti punti in comune, tra cui la passione, la trasmissione, il fair-play, ma anche l'impegno, il rigore, la promozione della diversità. E l'imperativo di dare sempre il massimo per gli altri, per una squadra che non possiamo deludere". Quanto alle sue ricette, si basano "all'80% su verdure e prodotti di mare". ''Ho un nonno italiano, un altro nonno corso. Il mare - racconta il cuoco triplicemente stellato - ha sempre vissuto in me, ha guidato la mia anima.
    Parliamo di origini che appartengono al mio dna".
    Da tutto questo , un'attenzione rivolta alla ''cultura dei buon prodotto'', all'''empatia'' in tavola, alla "condivisione''. E il chiodo fisso di andare a scovare le materie prime da ''piccoli produttori del territorio'', che rappresentano la ricchezza della Francia. Tra i piatti di cui Mazzia va più orgoglioso, quello che riprende la forma degli anelli olimpici, e su cui dice di aver lavorato per oltre due anni in vista dei Giochi, insieme ad esperti e nutrizionisti sportivi. Questo piatto si compone di una crema di ceci, a cui vengono aggiunti pisellini, barbabietola affumicata, crema di limone. Gli anelli posati sopra sono invece a base di pane ai cereali e semi di lino. Un modo, dice Mazzia, di ''dare struttura e consistenza'' alla pietanza. A coronare il tutto, un fiore di salvia, ''tipico del nostro territorio'', latte di pesce affumicato, olio di coriandolo e peperoni affumicati, leggermente piccanti. ''Questo piatto - afferma lo chef - ci accompagnerà per tutta la durata dei Giochi, la domenica e il lunedì, con altre ricette emblematiche che avranno anch'esse la mia firma. Sarà il segno della mia presenza durante tutto il periodo dei Giochi". Ma la migliore ricetta, conclude ironicamente lo chef che già guarda al futuro, ''è sempre quella che faremo domani".
   

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