L'Aids è ancora presente, è
sbagliato fare finta di nulla, solo in Piemonte si registrano
oltre 350 casi nuovi l'anno a fronte dei 1.800 in Italia e del
milione e mezzo di nuovi contagi nel mondo. I farmaci ormai
consentono al malato una vita quasi normale, anche sessuale, ma
purché la malattia venga diagnosticata presto, per questo è
importantissimo diffondere tra la popolazione attiva
sessualmente, soprattutto i più giovani una cultura della
prevenzione e del controllo costante con i test. E' questo il
senso del seminario nazionale da oggi al 12 maggio a Torino, a
Cascina Roccafranca, promossa dal Coordinamento italiano delle
Case alloggio per persone con Hiv. Un incontro per incrociare
dati, esperienze di cura dei malati in case alloggio e a
domicilio, ma anche fare il punto sul futuro del terzo settore
alla luce dei disagi delle persone dell'era contemporanea.
A introdurre i lavori sono stati Giuliano De Santis, il
presidente dell'associazione Giobbe di Torino, che attualmente
ospita dodici persone e gli assessori alle Politiche sociali di
Regione Piemonte e Città di Torino, Maurizio Marrone e Jacopo
Rosatelli. "Una diagnosi precoce oggi può permettere a una
persona che ha contratto l'Aids anche di avere un figlio - ha
detto De Santis - grazie a farmaci impensabili fino a pochi anni
fa. Per diffondere questa consapevolezza, è stato attivato, tra
l'altro, il programma 'Fast Track', realizzato con Città di
Torino, Croce rossa e Gruppo Abele, che consiste nel portare il
necessario per fare il test veloce nei luoghi di massima
aggregazione giovanile. I ragazzi rispondono positivamente, il
problema è che se ne parla troppo poco". Alberto Anfossi,
segretario della Compagnia di San Paolo e il vescovo di Alba don
Marco Brunetti hanno posto l'accento sul valore del volontariato
e della medicina di territorio".
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