Ancora una volta il Teatro Massimo
di Palermo riapre al suo pubblico con un direttore di nome
Abbado. Nel 1997 con Claudio Abbado alla guida della filarmonica
di Berlino, sabato con Roberto Abbado che alle 18,30 dirige la
"Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti, amatissimo
capolavoro del bel canto. Abbado del resto ha due fortissimi
legami con Palermo: sua nonna Linuzza Savagnone e il suo
maestro, Franco Ferrara. "Mia nonna, madre di Claudio e di mio
padre Marcello - racconta il maestro -, era una donna solare,
molto attiva, la sua cucina a Milano, dove vivevamo era
rigorosamente siciliana. Al pranzo della domenica non sarebbe
stato ammesso nessun menu che non fosse siciliano. E per quanto
riguarda il maestro Ferrara mi ha segnato per sempre, se la
salute non lo avesse abbandonato sarebbe stato il miglior
direttore di tutti i tempi. Tutti coloro che hanno fatto
carriera sono stati suoi allievi. Era nato per dirigere, anche
Karajan lo consultava e chiedeva i suoi consigli."
La riapertura del Teatro Massimo dopo la pandemia coincide
con la prima di Lucia di Lammermoor, in forma semiscenica e
integrale. "Per me è quanto di meglio abbia scritto Donizetti -
spiega Abbado -. Un capolavoro romantico. E mentre Bellini si
può associare a Schubert, a Chopin, Donizetti spalanca le porte
a Giuseppe Verdi. Con quest'opera lui rompe tante convenzioni, è
molto moderna. C'è una drammaturgia orchestrale che si gioca su
due colori contrapposti: l'oscurità dei corni, che appartiene
all'infelicità di Edgardo, alle foreste della Scozia, dove si
svolge il dramma dello sfortunato rapporto tra Lucia e Edgardo,
e per contrasto un colore chiaro dei suoni, che è di Lucia,
della sua ipersensibilità che la condurrà alla follia".
Nel cast "Lucia" ha la voce di un promettente soprano
catalano, Sara Blanch, accanto a Celso Albelo, che ha già
riscosso un grande successo a Palermo, e poi Michele Pertusi nel
ruolo di Raimondo, Ernesto Petti interpreta Lord Enrico, Matteo
Mezzaro, Natalia Gavrillan. La mise en espace è di Ludovico
Rajata. I costumi sono di William Orlandi.
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