È approdato in tribunale, a Torino,
il caso del testamento di Giuseppina Maria Rista. La donna -
conosciuta familiarmente come Pinuccia - morì nell'aprile del
2021, a 71 anni, lasciando un'eredità stimata in circa 5 milioni
di euro che ora è al centro di un processo per circonvenzione di
incapace. L'imputato è un commerciante d'auto, Enzo P., 56 anni,
al quale Pinuccia lasciò gran parte delle sue sostanze; in
un'agenda, sei giorni prima di morire, la donna aveva scritto di
amarlo "tanto".
Dopo l'intervento di alcuni familiari di Pinuccia il
testamento è stato annullato da un giudice civile. "Però -
osserva il difensore di P., l'avvocato Giovanni Nigra - noi
abbiamo presentato un ricorso in appello e la Corte ha già
disposto due rinvii, perché la questione deve essere
approfondita. Che il documento sia autentico non ci sono dubbi:
la perizia grafica disposta da un magistrato in sede di vaglio
dell'eredità giacente lo certifica con chiarezza. Il problema è
che riporta solo il mese e l'anno in cui è stato scritto, ma non
il giorno esatto. Della datazione, che è dicembre del 2020,
siamo comunque certi perché la signora vi riporta anche il
numero esatto dei morti per Covid di quel periodo. E non ci sono
disposizioni testamentarie né precedenti né successive".
Quanto all'accusa di circonvenzione di incapace, l'avvocato
Nigra afferma che Pinuccia era una persona "mentalmente lucida".
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