L'incidente alla funivia del monte Faito ricorda quello della funivia del Mottarone, che collegava Stresa con l'omonima montagna a picco sulla sponda piemontese del lago Maggiore.
Il 23 maggio di quattro anni fa, la prima domenica della ripartenza dopo le restrizioni per il Covid, la fune traente dell'impianto si ruppe facendo precipitare la cabina numero 3. Tredici persone morirono sul colpo, tra cui un bimbo di due anni e uno di nove. Un altro bambino il piccolo Eitan di cinque anni, rimase ferito in modo grave.
Per l'incidente lo scorso 21 marzo la Procura di Verbania ha chiuso per la seconda volta le indagini, dopo un braccio di ferro tra la stessa procura e il gup sui capi d'imputazione, chiedendo il rinvio a giudizio di cinque indagati, tra cui il titolare della società Ferrovie del Mottarone che gestiva l'impianto, Luigi Nerini, il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, e il caposervizio Gabriele Tadini.
Disastro colposo, omicidio plurimo colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti e attentato alla sicurezza dei trasporti con disastro sono soltanto alcune delle accuse nei loro confronti. Dalle indagini è emerso che la fune si spezzò a causa del degrado della stessa, causato dalla cattiva manutenzione, e che il freno di emergenza non si attivò perché bloccato con dei "forchettoni". Un escamotage adottato perchè il sistema frenante non funzionava bene e faceva spesso fermare la funivia durante il percorso.
Ma la storia della funivia del Faito non è nuova a tragici incidenti. Il più grave risale al Ferragosto del 1960 quando, a causa di un errore umano, una delle cabine giunse a valle senza riuscire a frenare la sua corsa precipitando così sui binari sottostanti della linea ferroviaria Circumvesuviana: allora furono quattro i morti. Trentuno i viaggiatori che rimasero feriti.
In Italia si ricordano anche altre tragedie analoghe a quella del Faito e del Mottarone. Nel marzo 1976 precipitò una cabina della funivia del Cermis, causando 42 morti; sullo stesso impianto nel febbraio 1998 morirono venti persone a causa di un cavo tranciato da un aereo militare statunitense. Nel 1983 a Champoluc, in Valle d'Aosta, precipitarono tre cabine dell'ovovia che porta al Crest. I morti furono undici.
Negli ultimi quarant'anni il più grave incidente per numero di morti in una funicolare, ben 155, si è registrato in Austria l'11 novembre 2000, quando un incendiò divampò su un trenino che saliva attraverso una galleria dal paese turistico di Kaprun al ghiacciaio del Kitzsteinhorn.
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