È sempre più raro che a un bambino
della scuola di Infanzia vengano acquistate scarpe con i lacci,
perché impari a destreggiarsi da solo, così come è sempre più
difficile che un bambino della Primaria si arrampichi
liberamente su un albero, provandosi in tutta una serie di
competenze, quali l'autostima, il coraggio, il fallimento, la
soddisfazione, il dolore fisico. La scuola ha ristretto tempi e
spazi per la ricreazione in movimento: nessuno corre più,
pavimenti di cemento sono preferiti a terreni naturali ma
sporchevoli. Ma "la Scuola, l'ambiente classe, sono il primo
spazio sociale in cui si misura un bambino. Alla pari dello
sviluppo delle competenze cognitive sono molte altre le
competenze indispensabili per affrontare il mondo al di fuori
del controllo degli adulti. In questo senso, il gioco è uno
strumento educativo per lo sviluppo psicofisico del bambino"
dice Valentina Salzani, pedagogista ed educatrice di Hermete
coop che ha preso parte alla terza edizione del Festival del
Gioco, organizzato in Valdadige (Verona) dalla cooperativa di
educatori Hermete e dall'associazione giovanile Eclettica.
Attraverso il gioco, ci si relaziona tra coetanei, ci si
muove nello spazio, ci si confronta con autonomia e sicurezza,
si scoprono le emozioni e si gestiscono conflitti e fallimenti.
Competenze che - sottolinea ancora la pedagogista - alla pari
di altre materie didattiche, sono indispensabili per crescere
all'interno di una comunità.
Tra gli adolescenti i disturbi di stress e ansia sono in
costante aumento, nella fascia tra i 14 e 18 anni sono cresciuti
addirittura del del 46%. Così come il 57% dei bambini non sa
gestire gli stati emotivi e il fallimento. E la fragilità
adolescenziale è addirittura superiore nelle famiglie curanti.
Contro l'ansia e lo stress l'efficacia del gioco, anche come
attività destrutturata tra i bambini e nel mondo della scuola, è
stata ribadita unanimemente da educatori, insegnanti,
pedagogisti, docenti universitari presenti alla conferenza "La
Rivoluzione del Gioco: sfide e opportunità per la Scuola di
oggi".
Sono sempre meno le occasioni in cui i bambini si ritrovano a
giocare senza la presenza di un adulto. Paure dei genitori,
mancanza di occasioni, nuove routine famigliari, hanno
ampiamente compromesso l'autonomia e l'esperienza diretta del
bambino: "Nel deserto dell'esperienza - dice il formatore
Beniamino Sidoti (Carrocci Ludens) - il Gioco è un'oasi di
gioia".
E Roberto Farnè, docente di pedagogia del Gioco
all'università di Bologna, ricorda che Il Diritto al gioco è
all'articolo 31 della carta dell'Infanzia e nelle
raccomandazioni espresse dalle Nazioni Unite nel 2017: a
garantire il rispetto di questo diritto devono essere gli
adulti. Anche un videogioco può aiutare e avvicinare più persone
a certe problematiche - come quelle dell'ansia e dei disturbi
compulsivi - sulle quali, per chi ne soffre, è a volte difficile
capire, sentirsi coinvolti e supportati. Simone e Cristiano
Schiaffella, due gemelli trentenni - informatico uno e
insegnante l'altro - hanno fondato la società Narrativi Digitali
e, partendo da un'urgenza personale, hanno realizzato un
videogioco per avvicinare più persone a queste problematiche:
"Siamo riusciti a creare un media, un linguaggio e una storia
apprezzati anche da diversi psicoterapeuti che lo utilizzano nei
propri corsi di formazione, come strumento di promozione del
benessere mentale. Consideriamo questo primo esperimento un
progetto pilota per lavorare sempre di più nel potenziale
positivo di un media come il videogioco, generalmente sotto
accusa proprio per la sua caratteristica tecnologica" dicono.
Selezionato tra più di 100 partecipanti, "On Contstant Delay"
(in costante ritardo) dei fratelli Schiaffella ha ricevuto il
Premio Mental Health Game Jam.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA