Quel senso di inadeguatezza che si può
provare "verso chi fa le cose" e non "si perde in chiacchiere".
E l'amore inespresso, forte e ambiguo. Sandro Campani lo fa
sentire molto bene nel suo nuovo romanzo 'Il giro di miele" che
segna il suo passaggio a Einaudi.
Persone semplici, di montagna, che guardano alla concretezza
delle cose, che non badano alla psicologia e ai turbamenti
mentali, popolano questa storia ambientata in un paese
dell'Appennino e costruita attorno a un triangolo. Davide è un
ragazzo a cui è morta la madre, che non riesce ad avere la
fiducia del padre Uliano, proprietario di una falegnameria, che
si fida invece di Giampiero, il suo aiutante.
"Davide rispecchia la difficoltà a rapportarsi ai discorsi
astratti, dove è fantascienza che un figlio vada dal genitore a
dire oggi mi sento triste e insoddisfatto, dove tutto è legato
alle cose pratiche, ognuno deve arrangiarsi da se, nulla è
legato alla psicologia" dice all'ANSA Campani, 42 anni, che ha
una "grande passione per David Lynch".
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