(di Marzia Apice)
MAURICE CARR, LA FAMIGLIA SINGER (Tre
Editori, pp.230, 18 Euro). E' un intreccio avvincente di
fantasia e realtà, tra rabbini, seduttori, magie, demoni e
fantasmi il libro "La famiglia Singer", scritto da Maurice Carr,
nipote di Isaac Bashevis Singer, Premio Nobel per la letteratura
nel 1978. Pubblicato da Tre Editori, il romanzo, una grande
avventura a cavallo tra il Vecchio e il Nuovo mondo, si
configura come un vero memoir per raccontare in un mirabile
affresco la famiglia del grande autore e traduttore polacco: una
famiglia sicuramente sui generis, in cui la scrittura è stata
una costante irrinunciabile e nella quale emergono
caratteristiche e contorni del mondo ebraico nel corso del '900,
travolto dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale. "Qualcosa
verrà a salvarci, forse il Messia": con questa frase, proprio
all'inizio del secolo scorso, come per trovare un appiglio a cui
aggrapparsi in situazioni di difficoltà economica e sociale, il
rabbino Pinhas Menahem, patriarca dei Singer, aveva l'abitudine
di rivolgersi alla propria famiglia. Nonostante la voce
autorevole del padre, i suoi figli più grandi - Esther, la
maggiore (madre di Maurice Carr), Israel Joshua e Isaac - non
condivisero il suo approccio fiducioso e di fronte alla minaccia
delle persecuzioni antisemite e per scampare alla furia dei
nazisti decisero di fuggire dalla Polonia per raggiungere
l'Europa Occidentale. Diverso invece fu il destino del figlio
più piccolo, Moshe, che, rimasto in Polonia, venne deportato in
Siberia dai Russi e lì morì nel 1945. In pagine dense di
suggestioni e misteri accanto a racconti di straordinaria
quotidianità, Maurice Carr trascina il lettore dentro le
dinamiche familiari, permettendo di avvicinarsi al pensiero e
alla vita di ogni componente, e al tempo stesso di conoscere in
modo più approfondito la ricchezza della cultura ebraica.
Inoltre, con un registro narrativo coinvolgente, Carr costruisce
attorno all'esistenza reale dei protagonisti del romanzo tutto
un contorno di fantasie e leggende. Per la prima volta il libro
- arricchito anche dalle illustrazioni realizzate da Hazel Carr,
figlia dell'autore - narra l'epopea di una famiglia di scrittori
che in tutta la sua storia è stata accompagnata dal senso di una
tragedia inevitabile, di un destino ineluttabilmente funesto.
Una convinzione che anche Isaac Singer espresse in uno dei suoi
romanzi, "La famiglia Moskat": qui lo scrittore, rifacendosi
proprio alle parole di suo padre, fece dire a uno dei suoi
personaggi che il Messia sarebbe arrivato presto, identificando
però il Messia con la morte.
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