Uno dei tre testi originali della
nostra Costituzione, il telegramma ("Obbedisco") di Garibaldi
al generale La Marmora, l'elenco dei Mille di Marsala, ma anche
documenti sulle leggi razziali e materiali sulle stragi che
hanno insanguinato l'Italia dal finire degli anni 60 agli anni
80: anche questo si trova all'Archivio centrale dello Stato che
apre le sue porte ad un pubblico più eterogeneo, e alle scuole,
in un percorso di valorizzazione della conoscenza della storia
del nostro paese. Aprirà al pubblico il 22 marzo la mostra "Lo
scrigno della memoria" con cui il Museo dell'Archivio mette in
mostra più di 150 anni di storia d'Italia, dal Risorgimento alla
Repubblica, attraverso documenti, cimeli, materiali
bibliografici, fotografici e audiovisivi. "I documenti non sono
degli oggetti freddi, le carte possono essere la vita di una
nazione: all'interno dei documenti possiamo rinvenire momenti
decisivi della nostra vita nazionale" osserva il ministro della
Cultura, Gennaro Sangiuliano che ha inaugurato la mostra che si
sviluppa all'interno di un nuovo e permanente spazio museale,
ritagliato nel cuore del complesso monumentale progettato per
l'Esposizione Universale del 1942 e sede dell'Archivio dagli
anni Cinquanta. La mostra punta a ripercorrere la storia di
Italia, dall'Unità ai nostri giorni, dal punto di vista
politico, economico e sociale attraverso documenti, cimeli,
materiali bibliografici, fotografici e audiovisivi, provenienti
dai fondi dell'Istituto. Prendendo spunto anche dalle esperienze
delle maggiori istituzioni archivistiche nazionali e
internazionali, tra cui le Archives Nationales di Francia,
spiega il Direttore generale e Sovrintendente dell'Archivio,
Andrea De Pasquale. L'Archivio è tra i più grandi archivi del
mondo: la consistenza del suo materiale documentario è infatti
pari a circa 160 chilometri. Custodisce, tra l'altro, uno dei
tre originali della Costituzione e i documenti relativi al
rapimento e all'uccisione di Aldo Moro, quelli sulle stragi, da
Piazza Fontana al rapido 90, sulla Gladio e sulla Loggia P2.
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