"Se dovessi riassumere oggi cosa ha
rappresentato Mario Vargas Llosa nella nostra cultura, direi
quanto segue: un incrocio tra Gustave Flaubert e Victor Hugo":
lo scrive su El País lo scrittore spagnolo Javier Cercas, in un
articolo di omaggio al premio Nobel scomparso ieri a Lima,
definendo il peruviano "uno dei migliori romanzieri" in lingua
spagnola, un "grande saggista" e "un uomo virtuoso" come
intellettuale.
"Di Flaubert, Vargas llosa aveva la disciplina ossessiva e
l'estrema raffinatezza formale (che combinò con quella di
William Faulkner) — prosegue Cercas — mentre di Victor Hugo
possedeva l'enorme ambizione e la travolgente presenza
pubblica".
A detta dello scrittore spagnolo, che racconta di aver
conosciuto personalmente, Vargas Llosa, il Nobel peruviano è
stato anche, in quanto a posizionamento politico, "ben più
progressista, per molti aspetti, di tanti che definiscono se
stessi progressisti", nonché "un democratico radicale".
"Almeno nell'ambito della nostra lingua — conclude Cercas — ci
vorrà molto tempo prima che nasca, se è possibile che nasca, uno
scrittore grande come Vargas Llosa: così grande e così ricco di
avventura".
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