SANDRO CAMPANI, IL GIRO DEL MIELE (EINAUDI, PP 242, EURO 19,50). Quel senso di inadeguatezza che si può provare "verso chi fa le cose" e non "si perde in chiacchiere". E l'amore inespresso, forte e ambiguo. Sandro Campani lo fa sentire molto bene nel suo nuovo romanzo 'Il giro di miele" che segna il suo passaggio a Einaudi.
Persone semplici, di montagna, che guardano alla concretezza delle cose, che non badano alla psicologia e ai turbamenti mentali, popolano questa storia ambientata in un paese dell'Appennino e costruita attorno a un triangolo. Davide è un ragazzo a cui è morta la madre, che non riesce ad avere la fiducia del padre Uliano, proprietario di una falegnameria, con la passione dell'apicoltura, di cui lascerà la responsabilità al suo aiutante Giampiero, per lui un secondo papà. "Davide rispecchia un modo di essere molto comune in Appennino. La difficoltà a rapportarsi ai discorsi astratti, dove è fantascienza che un figlio vada dal genitore a dire oggi mi sento triste e insoddisfatto. Tutto è legato alle cose pratiche, ognuno deve arrangiarsi da se, nulla è legato alla psicologia. Mi sono chiesto: 'come può crescere una persona della mia generazione in questa realtà quando intorno abbiamo un mondo che ha fatto del parlarsi addosso un'esigenza?'" dice all'ANSA Campani, 42 anni, che vive e lavora nell'Appennino tosco-emiliano dove, con alcuni amici, è titolare di un'azienda di grafica per la ceramica.
"Uliano dopo la morte della moglie si chiude ancora di più in se stesso. E' una persona legata alle cose concrete, ai fatti, e di sentimenti non sa parlare. Davide è un ragazzo ingenuo e non ha le armi per affrontare le cose che la vita gli mette davanti.
Io faccio collidere questi due mondi" spiega lo scrittore.
L'amore di Davide è sempre stata Silvia e il lavoro che ha scelto, consegnare il miele a domicilio, è l'eredità che lui prende dalla passione del padre per le api. Ma quando perderà Silvia, il lavoro e l'alcol farà nascere in lui una violenza incontrollata, Davide andrà a bussare, in tarda notte, alla porta di Giampiero. E il nucleo del romanzo è proprio costruito su questo dialogo a due in forma teatrale.
A confronto sono anche "la lentezza e rarefazione della provincia e la velocità impossibile da rincorrere della metropoli, che ti può fare impazzire" sottolinea Campani che "in una città sopra i 50 mila abitanti si sente aggredito". Autore di 'E' dolcissimo non appartenerti più' (Playground 2005), 'Nel paese del Magnano' (Italic Pequod 2010) e 'La terra nera' (Rizzoli, 2013), Campani ha sempre avuto interesse a capire come "un personaggio venga influenzato da un luogo". Ma ne 'Il giro del miele' che Campani "considera in fondo il suo vero esordio sia per la maggiore maturità e chiarezza nel percorso di scrittura sia per la casa editrice che lo pubblica e ha in catalogo gli autori su cui - dice - mi sono formato da Pavese a Fenoglio e da Cormac McCarthy a Faulkner e Cheever" siamo di fronte soprattutto alla resa dei conti fra due persone che hanno un rapporto non risolto e ambiguo. "In fondo Giampiero per Davide è stato, pur non volendole essere, un intruso nelle questioni familiari ma nello stesso tempo è l'uomo, che non ha potuto avere figli, che ha cresciuto Davide sotto la sua ala protettiva".
Abituato a scrivere le storie per immagini, Campani è molto attento al dettaglio e racconta di avere una "grande passione per David Lynch, le sue ambientazioni in piccole comunità, e per in Gus Van Sant".
E a proposito di dettagli: ecco la lince, che appare in alcune scene del libro e ritroviamo nell'immagine in copertina, animale dal significato simbolico, misterioso, che spinge Davide a chiudere i conti con il passato per potersi rialzare.
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