"A fronte dell'assenza di alcuna certezza sulle retribuzioni, la legge e le normative impongono all'azienda il rientro immediato di tutti i lavoratori dell'ex Ilva.
Non è possibile che in Italia si possa trasgredire lo
stato di diritto ed il Governo deve farlo rispettare, altrimenti
in questo Paese vorrà dire che la Costituzione non esiste più".
Lo dichiarano Guglielmo Gambardella e Davide Sperti,
rispettivamente segretario nazionale Uilm e segretario
responsabile Uilm Taranto, a margine dell'incontro in modalità
videoconferenza convocato dalla Regione Puglia con la
partecipazione del ministero del Lavoro e i sindacati per
l'esame congiunto della procedura di cassa integrazione
straordinaria che interesserà fino al 31 dicembre 2023 circa
2500 dipendenti ex Ilva dello stabilimento di Taranto.
Acciaierie d'Italia ha presentato al ministero del Lavoro
istanza di accesso alla nuova cassa integrazione sulla base del
nuovo decreto legge n.
75/2023 sulla Pubblica amministrazione,
ma non sarebbe ancora arrivata risposta in termini di
applicabilità e retroattività. "Anche l'ennesimo incontro di
oggi - sottolineano Gambardella e Sperti - si è concluso con un
nulla di fatto certificando l'assenza di uno strumento
legislativo di integrazione salariale. Per questo, stante tale
condizione, chiediamo ai responsabili aziendali di richiamare
tutti i lavoratori in fabbrica e provvedere a retribuirli
secondo le leggi vigenti".
Per i due rappresentanti della Uilm è "paradossale che
nell'ex Ilva, dopo l'incapacità nella gestione industriale si
aggiunga quella sociale. Risulta ancor più paradossale che
questo avvenga in un'azienda in cui lo Stato è azionista.
Crediamo che la reazione dei lavoratori non tarderà a venire già
nelle prossime ore". "Le organizzazioni sindacali - concludono -
si riuniranno per decidere le iniziative più opportune di fronte
all'immobilismo della politica. Ancora una volta il Governo è
chiamato a rispondere sul destino di una grande azienda, di
migliaia di famiglie e di una importante provincia del Sud".
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