"L'accordo sottoscritto al
ministero del Lavoro la notte scorsa garantisce i livelli
occupazionali ed indica una nuova prospettiva industriale, con
la ripartenza di tutti gli altoforni e tuti impianti entro il
primo trimestre del 2026, propedeutica alla auspicata
transizione verso i forni elettrici. L'accordo sottoscritto non
è limitato alla gestione della cigs, ma ha soprattutto
un'importante valenza politica perché riconferma da parte di
Acciaierie d'Italia in As di la validità dell'accordo del 6
settembre 2018, cosa non avvenuta nell'accordo di cigs 2023 con
ArcelorMittal che non abbiamo sottoscritto". Così Rocco
Palombella, segretario generale Uilm, e Guglielmo Gambardella,
segretario nazionale e responsabile Siderurgia.
"Abbiamo preteso - aggiungono - l'aggiornamento del piano di
ripartenza con l'inserimento del riavvio dei 3 altoforni ed
impegnato l'azienda al riavvio di tutti gli impianti in tutti i
siti del Gruppo; anche questo impegno non era stato previsto
nell'accordo di Cigs del 2023".
La trattativa, sostengono i due sindacalisti, "ci ha
consentito di abbassare i numeri dai lavoratori da sospendere in
cigs dagli iniziali 5.200 a 4.050, di cui 3.500 a Taranto e
l'accordo ha sancito che non ci saranno esuberi strutturali,
nessun lavoratore verrà messo in cigs a zero ore con
l'effettuazione di almeno un giorno al mese di formazione in
presenza e la maturazione di almeno un giorno di ferie".
Alla scadenza dell'intesa, "nel febbraio del 2025, faremo un
bilancio - precisano Palombella e Gambardella - per verificare
la condivisione di un accordo di proroga. L'accordo raggiunto è
sicuramente importante, ma comunque non sufficiente perché
rappresenta un piano di salvataggio. Tutto quello che verrà,
comprese le manifestazioni di interesse e il bando di gara, non
potrà prescindere dalla decarbonizzazione e dagli investimenti
sui forni elettrici e sul Dri (preridotto, ndr)". "Noi abbiamo
fatto la nostra parte, adesso ci aspettiamo che il governo e i
commissari facciano la loro", concludono.
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