"Positivo che si riconosca finalmente
la centralità del Consulente tecnico d'ufficio all'interno del
sistema giudiziario, ma per rendere davvero efficace la riforma
è fondamentale intervenire con decisione su due aspetti chiave:
il percorso formativo e l'adeguamento dei compensi
professionali". Ad esprimersi così il presidente della
Fondazione Inarcassa (l'organismo che rappresenta gli ingegneri
e gli architetti iscritti all'Ente previdenziale delle categorie
sui temi attinenti la professione) Andrea De Maio, audito oggi
nella Commissione Giustizia del Senato sulla riforma della
disciplina dei Consulenti tecnici d'ufficio (Ctu), dando un
giudizio positivo sul decreto del ministero della Giustizia del
4 agosto 2023 che ha introdotto importanti criteri per
l'iscrizione agli albi dinamici dei Ctu, tra cui la
specializzazione per settori di competenza e l'aggiornamento
continuo.
La specializzazione di tali professionisti, ha spiegato, "si
fonda su una formazione tecnica che il professionista iscritto a
un albo professionale ha già acquisito durante il percorso
accademico, l'esperienza professionale e l'aggiornamento
continuo obbligatorio per legge", ma "dovrebbe focalizzarsi
esclusivamente su materie giuridico-procedurali".
Altro tema su cui i professionisti hanno chiesto maggiore
attenzione è la revisione dei compensi: "Oggi il Ctu continua a
essere retribuito secondo tariffe ferme al 2002, con vacazioni
successive alla prima, valorizzate poco più di 4 euro l'ora che
non rispecchiano né il valore del lavoro svolto da parte dei
liberi professionisti, né le responsabilità connesse". Pertanto,
la Fondazione Inarcassa propone un adeguamento degli emolumenti
sulla base dei parametri stabiliti dal decreto ministeriale in
attuazione dell'art. 3 della legge del 2023 sull'equo compenso
per i professionisti.
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