Il premier giapponese Shigeru Ishiba
punta ad ottenere "progressi specifici" nei negoziati bilaterali
sui dazi con gli Stati Uniti, da qui al prossimo round di
colloqui ministeriali previsti a fine aprile. In un punto stampa
coi media locali, Ishiba ha definito il primo incontro condotto
dal capo negoziatore giapponese Ryosei Akazawa, tornato oggi da
Washington, 'franco e costruttivo'. "Accelereremo i preparativi
e il coordinamento all'interno dell'esecutivo in modo da poter
fare progressi su determinati temi", ha dichiarato Ishiba ai
giornalisti. Nella capitale statunitense Akazawa ha incontrato
il presidente Trump, e ha poi negoziato con il segretario al
Tesoro Scott Bessent, il segretario al Commercio Howard Lutnick
e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Il
Giappone, si legge in una nota, ha esortato gli Stati Uniti a
rivedere le misure tariffarie, sollevando dubbi sulla loro
legittimità con le regole dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio, e il trattato commerciale bilaterale tra i due Paesi.
Secondo gli analisti, i colloqui potrebbero trascinarsi a
lungo se le due parti dovessero affrontare le questioni della
difesa e il tasso di cambio, poiché Trump non ha fatto mistero
di considerare il patto di sicurezza bilaterale "svantaggioso e
unilaterale" per Washington, ed è contrario ad un dollaro forte,
che nel frattempo è sceso ai minimi in 7 mesi sullo yen.
Separatamente, il ministro della Difesa Gen Nakatani ha
dichiarato che le questioni di sicurezza con gli Stati Uniti
sono "un tema separato" dai dazi, non nascondendo i timori che i
costi della difesa del Giappone possano rientrare nei futuri
negoziati commerciali. Prima dell'incontro con Akazawa, fanno
notare i media nipponici, in un post sui social media Trump ha
scritto che i delegati giapponesi erano venuti 'per discutere di
tariffe e del costo del sostegno militare'. A questo riguardo,
durante l'incontro Trump avrebbe espresso al capo della
delegazione la sua insoddisfazione per l'accordo di sicurezza,
rivela una fonte governativa. Tokyo teme che Washington possa
spingere il Paese del Sol Levante ad aumentare ulteriormente le
spese per la difesa, e a farsi carico di una parte maggiore dei
costi per i circa 54.000 soldati statunitensi di stanza in
Giappone.
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