La formazione italiana nel mondo come
strumento per promuovere la nostra identità, per aiutare i figli
dell'emigrazione e i giovani delle comunità locali a costruirsi
un futuro, e per rilanciare messaggi di dialogo e pace. Ruota
attorno a questi obiettivi la diplomazia culturale della
Farnesina, che per la prima volta ha riunito a Roma le scuole
italiane all'estero - 7 statali e 47 paritarie - per condividere
le buone pratiche e rilanciare questa strategia. Con il museo
Maxxi di Roma a fare da padrone di casa.
"Noi abbiamo circa 70-80 milioni di figli di discendenti dei
nostri migranti, e questo di per sé diffonde in tutto il mondo
la lingua italiana, dall'Africa all'America Latina, fino
all'Australia. E la diplomazia si occupa di questo, perché
innanzitutto ha il dovere di fornire un servizio ai cittadini
che vivono all'estero e a quelli che cittadini possono
diventare", ha spiegato nel suo intervento di apertura il
viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. C'è poi l'aspetto
della diplomazia economica: in quanto Paese di export,
"mantenere un legame culturale tra l'Italia e il resto del mondo
è un modo per promuovere anche la diffusione dei nostri prodotti
e per favorire il turismo nel nostro Paese", ha aggiunto.
Connesso a questo aspetto Cirielli ha ricordato poi che siamo un
Paese "che ha bisogno di immigrazione. E se qualcuno si prepara
nelle nostre scuole può in seguito venire a lavorare in Italia
con una formazione, in un circuito legale". Infine, guardando ai
macroscenari, il viceministro ha sottolineato che "grazie
all'amore che c'è in tutto il mondo per la nostra cultura
abbiamo l'opportunità unica di portare parole di pace,
solidarietà e amicizia anche in questa epoca di grandi
turbolenze".
Per tutti questi elementi "il governo guarda con molta
attenzione al sistema della formazione italiana nel mondo", ha
spiegato il sottosegretario all'Istruzione Paola Frassinetti,
ricordando alcune riforme promosse che "ben si inseriscono in
questa direzione". Ad esempio, "la riqualificazione degli
istituti tecnici e professionali" e la creazione del "liceo del
Made in Italy". Tutti luoghi che possono accelerare la
"transizione scuola-lavoro dando sbocchi in settori
fondamentali" che fanno da traino alla nostra economia, ha
sottolineato.
Le scuole italiane all'estero (il primo esperimento risale
all'Unità d'Italia con il collegio di Alessandria d'Egitto)
stanno inoltre registrando un crescente interesse delle comunità
locali. "E' un trend che vogliamo incoraggiare", ha assicurato
il direttore generale per la diplomazia pubblica e culturale
della Farnesina, Alessandro De Pedys, riferendo che ci sono
programmi di borse di studio per far sì che i percorsi
scolastici all'estero possano proseguire nelle università
italiane. E i nostri istituti all'estero, ha confermato da parte
sua il vicedirettore Filippo La Rosa, sono un "grandissimo
acceleratore di interesse verso l'Italia". Perché "la scuola si
frequenta tutti i giorni, non c'è nulla che lega di più ad un
Paese".
Al Maxxi sono stati proposti alcuni panel di discussione,
dagli strumenti per valorizzare la formazione alle prospettive
lavorative dopo i corsi di studi. Ed è stata anche rilanciata la
necessità di fare rete tra le scuole, per fruttare al meglio
questo patrimonio. Di questo progetto è capofila la Dante
Alighieri: il suo segretario generale, Alessandro Masi, in
occasione della conferenza del Maxxi ha presentato il progetto
Adasim, una fondazione che riunisce 50 scuole nel mondo.
L'obiettivo è ambizioso: condividere esperienze di alto profilo
nell'insegnamento dell'italiano ed in italiano, per promuovere
l'aggiornamento professionale e per affrontare insieme le sfide
dell'educazione, elaborando e mettendo a terra nuovi progetti.
Per Masi si tratta di un "asset strategico della nostra
diplomazia culturale".
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