Quota 89. È questo il numero di preferenze che dovrà raggiungere il nuovo Pontefice per essere eletto al Conclave. Il quorum è fissato dalla Costituzione Universi dominici gregis promulgata nel 1996 da Giovanni Paolo II e stabilisce che il Papa è eletto quando ottiene i due terzi dei voti "computati" sulla base degli elettori "presenti e votanti" all'interno del Conclave.
Il documento sottoscritto da Wojtyła dispone inoltre che nel caso in cui il numero dei cardinali elettori "non può essere diviso in tre parti uguali" è necessario "un suffragio in più".
La base elettorale al Conclave che inizia il 7 maggio è formata da 135 gli aventi diritto, ma i presenti, al momento, saranno due di meno, 133: la quota dei due terzi per essere eletto scende quindi da 90 a 89.
Il programma del Conclave, dopo l'extra omnes, prevede una prima votazione nel pomeriggio di mercoledì e, in caso di mancata elezione, quattro votazioni al giorno (due la mattina e due nel pomeriggio) nei tre giorni successivi. Se dopo 13 votazioni dovesse mancare il quorum per il nuovo Papa è prevista una pausa di 24 ore nelle operazioni di voto.
Nel 2013 Benedetto XVI con il Motu Proprio De Aliquibus Mutationibus in Normis de Electione Romani Pontificis ha stabilito che se dopo 34 scrutini non sia arrivati all'elezione, i cardinali sono chiamati obbligatoriamente ad un ballottaggio tra i due nomi che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. Ma anche in questo caso sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi.
Per gli ultimi tre Pontefici l'attesa per il raggiungimento del quorum è stata breve: Giovanni Paolo II venne eletto all'ottavo scrutinio nel terzo giorno di Conclave, il 16 ottobre del 1978, Benedetto XVI, venne scelto in due giorni con quattro scrutini, il 19 aprile del 2005 e Francesco salì al soglio al quinto scrutinio il 13 marzo del 2013.
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