Il sorriso abbozzato a metà tra l'imbarazzo e la gratificazione la dice lunga di come sia entrato il cardinale Pietro Parolin nel conclave 2025. Il cardinale decano Giovanni Battista Re non si è potuto trattenere: "Auguri doppi", gli ha detto durante la celebrazione della messa pro Eligendo Pontifice condendo il tutto con un caloroso abbraccio. Un fuori programma ma anche l'espressione dal sen fuggita di un forte desiderata del partito romano che ora ci crede.
Parolin è il super favorito del conclave che ieri sera ha prodotto la sua prima fumata nera, lungamente attesa in piazza.
Profilo altissimo, fine diplomatico, gradito in larga parte agli episcopati mondiali, ma vittima anche del fuoco amico durante le congregazioni generali per la sua gestione sia del caso Becciu (con documenti firmati da Francesco dal Gemelli con una sigla appena accennata che mettevano il cardinale fuori dal conclave), sia per l'accordo sulla nomina dei vescovi con la Cina. Un cedimento secondo i cardinali più tradizionalisti e gelosi dell'autonomia della Chiesa. Gioca in suo sfavore anche non aver compiuto il cosiddetto bagno pastorale, cioè non aver guidato mai una diocesi. Ma il suo tratto affabile, caloroso, umano lo rende comunque ancora del tutto sovrapponibile all'identikit di pastore tracciato dal collegio cardinalizio in questi giorni di discussioni, anche tese. In suo favore giocano anche le divisioni tra gli italiani e tra gli stessi bergogliani, arrivati non compatti alla meta. C'è chi punta sul maltese Mario Grech (come il gesuita Hoellerich), l'uomo del sinodo e delle riforme; chi su Matteo Zuppi, bergogliano nel suo ricalcare le orme di prete di strada di Francesco (lui si definiva un prete callejero) ma non amato da italiani di stampo più conservatore legati all'era di Benedetto XVI come l'elettore Giuseppe Betori più legato alla vecchia guardia ruiniana.
È sempre in questa divisione tra italiani e nel cosiddetto partito romano che avanza nelle ultime ore la figura di Fernando Filoni anche lui un diplomatico, entrato nel firmamento della storia diplomatica per essere stato l'unico ambasciatore occidentale a rimanere a Bagdad sotto i bombardamenti americani.
Filoni, di origini pugliesi, 79 anni, collaboratore già di tre Papi, viene ben visto soprattutto da quanti vorrebbe un ritorno all'istituzione e all'osservanza stretta delle norme. Molti cardinali, da Müller a Stella, fino a Ruini, nelle Congregazioni generali, hanno invocato appunto, un papato capace di fare chiarezza, radicato nella tradizione.
Stasera si è proceduto al primo voto e quindi alla prima conta. I porporati sono arrivati in conclave stanchi, fiaccati da giorni di discussioni e celebrazioni. Nel giuramento a favor di camera si sono distinti per tenuta lo stesso Parolin, ma anche Frances Prevost, figura di compromesso, che sarebbe ora la carta degli americani ritrovatisi più compatti di quanto non fosse nelle attese. Emerge poi il filippino David, ultimo nome lanciato come outsider dal fronte della continuità mentre si appanna la figura dell'altro filippino, Louis Antonio Tagle.
Restano in quota il francese Jean Marc Aveline, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa.
Suggestivo anche l'ordine di entrata nella Sistina, che rispetta la successione dai cardinali vescovi ai cardinali diaconi, che ha visto sfilare in ordine Prevost, Tagle e Filoni, che qualcuno ipotizza come una terna papabile valida.
Domani nuove votazioni e fumate. Prima però c'è spazio per gli inevitabili confronti a cena a Santa Marta.
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