"Essere un calciatore e avere tanti
soldi non è un fattore di protezione, ma di rischio. I 12
calciatori emersi dall'indagine sono solo la punta dell'iceberg.
Dei 500 calciatori di Serie A, credo che almeno 100-150 siano in
questa situazione". Lo afferma in un'intervista al QN Paolo
Jarre, terapeuta del calciatore Nicolò Fagioli, e tra i massimi
esperti italiani sulle tematiche legate all'azzardo patologico.
"I maschi fra i 18 e i 25 anni rappresentano la fascia di
popolazione più a rischio per gioco d'azzardo tramite scommesse
sportive - afferma - . Altri fattori di rischio per questi
ragazzi, spesso poco acculturati, sono il tanto tempo libero, i
tanti soldi e la mancanza di interessi diversi dal calcio. Con
gli smartphone, poi, l'azzardo è in tasca 24 ore su 24. Vincere
o perdere non conta, chi gioca d'azzardo insegue lo stato di
ebbrezza determinato dalla giocata".
"La noia è un fattore molto importante, soprattutto per
ragazzi che non hanno sperimentato la piacevolezza dell'attesa
perché tutti i loro bisogni sono stati soddisfatti prima ancora
di trasformarsi in desideri - prosegue - Nell'ambito di una vita
emotivamente piatta, puntare, aspettare quei minuti per avere
l'esito, perdere, riprovare, produce in loro un'altalena emotiva
a cui non sono abituati e che dà dipendenza. Una dipendenza da
dopamina innescata dall'attesa: l'incertezza è un motore potente
che determina una cascata dopaminergica".
"La notorietà rende più difficile rivolgersi ai servizi
pubblici. Si sentono maggiormente sottoposti a un pregiudizio
morale. Ma si tratta di persone con le loro vulnerabilità. Il
più delle volte quando arrivano a chiedere aiuto, ormai hanno
alle spalle grossi guai sul piano economico e finanziario ma
anche relazionale".
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