/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Cassazione, solo indizi contro M.Viérin e Comé

Cassazione, solo indizi contro M.Viérin e Comé

Le motivazioni della sentenza che li ha prosciolti

AOSTA, 30 maggio 2018, 18:22

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

Per la Corte di Cassazione "deve essere censurato" il "ragionamento indiziario posto a base" della condanna di secondo grado di Marco Viérin e Dario Comé (Stella Alpina). Lo scrivono i giudici della sesta sezione penale nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 30 marzo, hanno confermato la penale responsabilità di 13 dei 15 imputati nel processo sull'impiego dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Valle d'Aosta nella legislatura 2008-2012, prosciogliendo soltanto i due politici di Stella Alpina ("perché il fatto non sussiste"). In Appello erano stati condannati a un anno e 10 mesi di reclusione ciascuno per peculato. Insieme ad André Lanièce, già assolto in secondo grado, erano accusati di aver versato sui propri conti assegni per circa 138 mila 600 euro, tratti dal conto del gruppo.

Il ragionamento alla base della condanna di secondo grado per Marco Viérin e Dario Comé, scrivono i giudici di Cassazione, "risulta congetturale ed ipotetico avendo conferito valore indiziante a circostanze di fatto prive della necessaria univocità: la omogenea entità del versamento mensile non si confronta, se non genericamente, con la dedotta inferiorità del contributo rispetto alle effettive spese sostenute e sconta la insufficienza del parametro adottato palesata dalla assoluzione del coimputato Lanièce per la sola circostanza della variabilità degli importi; inoltre, risulta del tutto generica, per indiziare la illiceità delle percezioni, la comparazione con i due ricorrenti e gli altri coimputati".
Per di più "l'insufficienza indiziante di ciascuno degli elementi considerati non può essere ritenuta superata dalla loro unitaria valutazione, sostanzialmente rimasta legata ad una ipotesi, che - pertanto - rimane al di fuori dell'alveo di legittimità ricordato".
In termini generali, scrivono i giudici nella sentenza depositata il 29 maggio, la "illegittimità della destinazione" costituisce "errore o ignoranza" e "non vale ad escludere l'elemento soggettivo del reato di peculato che consiste nella coscienza e volontà di far proprie somme di cui il pubblico ufficiale ha il possesso per ragioni del suo ufficio".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza