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Concorso ginecologi, annullata con rinvio condanna a primario

Concorso ginecologi, annullata con rinvio condanna a primario

Ci sarà un appello-bis per rivelazione di segreto d'ufficio

AOSTA, 03 ottobre 2023, 22:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ci sarà un nuovo processo di secondo grado per la sola ipotesi di reato di rivelazione di segreto d'ufficio nei confronti di Livio Leo, di 60 anni, direttore della struttura di Ostetricia e ginecologia dell'Usl Valle d'Aosta. La Corte di cassazione ha disposto l'annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d'appello di Torino per questa ipotesi di reato, mentre per quanto riguarda la contestazione di abuso d'ufficio ha annullato senza rinvio la sua condanna e quella nei confronti di un altro medico, Enrico Negrone (64), in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato. In serata è arrivata la pronuncia dei supremi giudici, dopo l'udienza di stamane.
    Erano imputati nel processo relativo a un concorso per medici ginecologi promosso dall'Usl della Valle d'Aosta nella primavera del 2018. Leo - condannato in secondo grado a dieci mesi di reclusione per abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio - era presidente della commissione giudicatrice, di cui faceva parte anche Negrone, a cui in appello erano stati inflitti otto mesi di reclusione per abuso d'ufficio.
    Già assolti "per non aver commesso il fatto" Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino, i quattro candidati che avevano superato la prima prova scritta, poi annullata dall'Usl. Le indagini erano state coordinate dal pm Luca Ceccanti: secondo gli inquirenti durante il concorso erano stati favoriti proprio i quattro candidati finiti a giudizio, che conoscevano Leo e che con lui avevano già curato pubblicazioni scientifiche. Erano stati gli unici a superare la prova contestata, dalla quale erano rimasti esclusi altri tre ginecologi. L'azienda Usl è parte civile, assistita dall'avvocato Corinne Margueret. Il fascicolo era stato aperto nei primi mesi del 2018, a seguito di un esposto di Emily Rini, allora assessore regionale. 
   

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