Si susseguono in queste ore, in tutta l'Argentina, messe di ringraziamento per la notizia delle dimissioni del Papa dall'ospedale. "C'è davvero una grande gioia", dice all'ANSA padre Claudio Caruso, prete argentino che si divide tra Buenos Aires e la sua città, Rosario, e che conosce personalmente Bergoglio da 28 anni.
"Dal momento in cui era stata annunciata questa conferenza stampa dei medici il mio cuore, il desiderio e la quasi certezza - confida don Claudio, raggiunto telefonicamente a Buenos Aires - era che ci sarebbe stata una grande sorpresa perché Papa Francesco è stato una sorpresa per noi argentini e ci ha abituato ad essere testimone di un Dio che gli piace fare sorprese ai suoi figli".
"Tutto questo tempo - dice riferendosi alle oltre cinque settimane di ricovero di Papa Francesco - lo abbiamo vissuto a volte con angoscia, a volte con molta speranza. Posso testimoniare che in queste settimane ci sono state più persone che sono venute in chiesa: vengono per la Quaresima ma sono venute anche per pregare per il Santo Padre". "In questo fine settimana abbiamo allora cambiato un po' la liturgia e in tutte le messe è stato fatto un ringraziamento per il ritorno del Papa a Santa Marta", aggiunge. "Tutti quelli che almeno una volta siamo stati ricoverati - dice ancora don Caruso che ha attraversato nella sua vita tanti problemi di salute, che ha affidato negli anni, per la preghiera, ai suoi tanti amici e allo stesso Papa Francesco - sappiamo quale è la bellezza di tornare a casa".
In ogni caso "Papa Francesco ha ancora molto da dirci e ce lo dirà attraverso la sua fragilità, attraverso la sua malattia. In questo mondo ci sono troppo persone vulnerabili, scartate, deboli, malate. E allora questo sarà il più grande messaggio non con le parole ma con i fatti, con il modo di vivere la sua malattia, la sua debolezza, che non significa niente rispetto alla capacità di gestire la Chiesa". Anzi, ricorda il sacerdote argentino, "la Chiesa fin dall'inizio si è fondata sulla debolezza: la debolezza del presepio, di un Gesù abbandonato sulla croce, quella di Pietro carcerato, quella dei martiri… e ora penso anche alla debolezza che vedremo in Papa Francesco".
"Siamo molto contenti e c'è tanta attesa qui di vedere che cosa ci vuole dire il Papa attraverso il suo corpo, attraverso i suoi gesti", conclude don Claudio.
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