di Stefano Secondino
"Io ho continuato per tutta la vita a
fare quello che facevo da bambino, quando portavo acqua ai
mietitori nel campo dei nonni durante la Seconda guerra
mondiale. È cambiata solo l'acqua che porto - la Parola di Dio -
e sono cambiati i mietitori, tra i quali, per oltre 40 anni, ci
sono stati tre pazientissimi Pontefici: Giovanni Paolo II,
Benedetto XVI e ora Francesco».
Così il cardinal Raniero Cantalamessa, 91 anni, descriveva
l'anno scorso su Avvenire il suo lavoro. Per 44 anni, dal 1980
al 2024, è stato predicatore della Casa Pontificia. Ovvero, il
religioso che in Quaresima tiene le prediche del venerdì al papa
e alla Curia. Domani pomeriggio, sarà lui a tenere la catechesi
ai cardinali elettori del conclave, subito dopo l'ingresso alla
Sistina e prima della prima votazione.
Non è un debutto per lui. Anche nel 2005, al conclave che
elesse Benedetto, tenne un'esortazione ai cardinali appena
riuniti. All'epoca, non era ancora cardinale. Oggi lo è, ma data
l'età, non potrà votare.
Probabilmente, la cosa non lo interessa molto. La vera
vocazione di Cantalamessa, frate cappuccino, non è fare il
principe della Chiesa. E' predicare. Quando Francesco l'ha fatto
cardinale, nel 2020, ha chiesto espressamente di non essere
nominato anche vescovo. "Volevo morire col mio abito
francescano", ha spiegato.
Padre Raniero è nato a Colli del Tronto, in provincia di
Ascoli Piceno, nel 1934. Giovanissimo è diventato frate
cappuccino. Si è laureato in Teologia e poi in Lettere classiche
("volevo sapere bene il greco e il latino per studiare i Padri
della Chiesa").
A Milano è diventato assistente del venerabile Giuseppe
Lazzati al corso di Storia delle origine cristiane alla
Cattolica, per poi succedergli nella cattedra. Studia
Sant'Agostino, Pascal, Kierkegaard, Peguy, Claudel, ma anche i
romanzieri russi e la mistica medievale Angela da Foligno. Nel
tempo libero, fa scalate sulle Dolomiti col futuro cardinale
Carlo Maria Martini.
Nel 1979, la svolta. Abbandona la cattedra universitaria per
dedicarsi a tempo pieno alla sua vera vocazione, la
predicazione. Nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina predicatore
della Casa Pontificia. Quando non lavora in Vaticano, gira per
l'Italia e il mondo a organizzare esercizi spirituali e ritiri.
Interviene spesso ad assemblee di protestanti: arriva a
predicare a Westminster di fronte alla regina Elisabetta, capa
della Chiesa anglicana.
Ma non gli basta. Dal 1982, comincia a commentare il Vangelo
su Rai1. Per 14 anni, condurrà la rubrica "Le ragioni della
speranza". Parallelamente, scrive libri di spiritualità, che
vengono tradotti in una ventina di lingue. La sua base diventa
l'eremo dell'Amore misericordioso a Cittaducale, in provincia di
Rieti, in una piccola comunità di Clarisse.
«Predicare la Parola di Dio è la cosa più bella che ti possa
capitare - raccontava l'anno scorso ad Avvenire -, perché sai di
annunciare la buona notizia, la verità". Domani, l'annuncerà ai
confratelli che devono eleggere il papa.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA