(di Stefano Secondino)
Il conclave, cioè il procedimento di
elezione del Romano Pontefice, è regolato dalla Costituzione
Apostolica "Universi Dominici Gregis", emanata da Giovanni Paolo
II nel 1996 e modificata da Benedetto XVI nel 2013.
Ad eleggere il papa sono i cardinali che non hanno ancora
compiuto 80 anni. Il limite di età è stato messo nel '96. Prima
del conclave, i cardinali si riuniscono nelle Congregazioni
generali: sono riunioni preparatorie in cui i prelati esprimono
le proprie opinioni sui problemi principali della chiesa.
I prelati prima e durante il conclave sono sistemati a Santa
Marta, l'albergo-residenza voluto da Giovanni Paolo nel 2005.
Tra Santa Marta e la Cappella Sistina, dove si tengono le
votazioni, c'è più di un chilometro, coperto con navette. Il
personale che lavora a Santa Marta e alla Sistina deve giurare
di mantenere il segreto su tutto quello che vede e sente, pena
la scomunica.
Prima del conclave, i cardinali celebrano in San Pietro la
"Missa Pro Eligendo Romano Pontifice", quindi si recano in
processione alla Cappella Sistina. Qui il cardinal decano
(quest'anno è Pietro Parolin) pronuncia per tutti il giuramento.
Poi il maestro delle celebrazioni liturgiche, l'arcivescovo
Diego Ravelli, intima l'"extra omnes", facendo uscire gli
estranei.
Per tutta la durata del conclave, i cardinali non possono
comunicare in alcun modo con l'esterno, e non possono neppure
leggere giornali o guardare la tv. Un conclave dura in media da
due a cinque giorni.
Il voto è a scrutinio segreto, su scheda cartacea. Il primo
giorno c'è una votazione, i giorni successivi due al mattino e
due al pomeriggio. Per eleggere il papa, servono i suffragi dei
due terzi degli elettori presenti e votanti. Nella scheda va
scritto un solo nome, pena la nullità.
Se non si raggiungono i due terzi, le schede vengono forate e
legate con un nastro. Due volte al giorno, al mattino e al
pomeriggio, vengono bruciate nella stufa installata alla
Sistina, con un colorante che dà una fumata nera (perclorato di
potassio, antracene e zolfo).
Se il candidato riceve almeno i due terzi delle preferenze,
il decano gli chiede in latino "accetti la tua elezione,
canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice". Alla risposta
affernativa, il decano chiede, sempre in latino, "con quale nome
vuoi essere chiamato?". L'eletto risponde "Vocabor" (sarò
chiamato) e il nome, con il relativo numero.
Dopo l'accettazione, le schede vengono bruciate nella stufa
con un colorante che dà una fumata bianca (clorato di potassio,
lattosio e colofonia). Il nuovo papa intanto si ritira nella
sacrestia della Sistina, detta "Stanza delle lacrime", perché lì
spesso i neoletti cedono all'emozione. Qui trova tre abiti
talari bianchi di misure diverse, e indossa quello più adatto a
lui.
Dopo la vestizione, il papa siede sulla cattedra della
Sistina, legge un passo del Vangelo di Matteo sul magistero
petrino, e riceve l'omaggio dei cardinali. Poi, il cardinale
protodiacono (Dominique Mamberti) si affaccia alla loggia
centrale di San Pietro e prouncia l'"habemus papam", con il nome
del neoeletto. Subito dopo, il pontefice appare sulla loggia e
impartisce la benedizione Urbi et Orbi (a Roma e al mondo).
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