"Non ha tolto il cappello quando è
stato fucilato. Anche questo a dimostrazione della tempra di mio
nonno, che ha aiutato per pura umanità chi scappava dai
tedeschi. E ha detto alla famiglia di perdonare".
Così Rita Del Greco, nipote di Michele Del Greco, il pastore di
Anversa degli Abruzzi che esattamente 80 anni fa, il 22 dicembre
1943, fu fucilato dai nazisti per aver dato da mangiare nel suo
stazzo in montagna a soldati angloamericani in fuga, lasciando
così, a 47 anni, 4 figli, 3 femmine e un maschio, più piccolo,
di soli 11 anni, padre di Rita. La sua figura verrà ricordata
con una commemorazione in suo onore che si terrà 28 dicembre ad
Anversa con l'organizzazione del Comune di Anversa e la
Fondazione Brigata Maiella.
"Avevo circa 16 anni quando incontrai per caso un prete.
Chiacchierando, venne fuori che era stato lui a confessare per
l'ultima volta mio nonno. Don Vittorio mi rivelò così che nonno
gli disse: 'Ho fatto quello che mi avete insegnato'. E di
essersi raccomandato di prendersi cura moralmente della sua
famiglia".
Imprigionato nell'abbazia di Santo Spirito, nella frazione Badia
di Sulmona, a Michele Del Greco "hanno fatto fare il giardiniere
- rivela la nipote -. Tanto sapevano che non sarebbe scappato:
ci sarebbero state ripercussioni sulla famiglia".
"Dopo l'armistizio purtroppo era come essere ancora in guerra.
Nonno ha aiutato circa 60 prigionieri fuggitivi, accogliendoli e
dando loro da mangiare. Questa cosa si è venuta a sapere ed è
stato preso dai tedeschi, imprigionato e condannato a morte". In
ricordo del pastore abruzzese simbolo della Resistenza, una
lapide sul posto della sua esecuzione a Sulmona e una targa
sull'isola Tiberina a Roma come martire del Novecento.
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