La fiaba di Pinocchio, metafora
degli errori necessari per diventare umani, è stata al centro di
un laboratorio teatrale nella Casa di reclusione di Sulmona
(L'Aquila).
L'adattamento, realizzato dai detenuti con la regia di Pietro
Becattini e la partecipazione di Francesca Galasso, ha concluso
un'attività in collaborazione con il Centro provinciale
istruzione adulti di L'Aquila, rappresentato dalle docenti
Antonella Iulianella e Concetta Berlantini, con il sostegno
della Fondazione Carispaq.
La rappresentazione, didattico-allegorica, ha esplorato il
tema dell'errore, visto non come qualcosa di sbagliato, ma come
il mezzo per evolvere e trasformarsi.
"Pinocchio - ha spiegato il regista - non è solo una favola,
ma un 'romanzo di formazione', perfetto per un percorso
trattamentale, perché insegna che si cresce solo assumendosi le
proprie responsabilità. Tocca anche temi sociali come la
legalità, il valore dell'istruzione, della volontà e
dell'impegno, il bene e il male, la violenza sui bambini, la
povertà e la lotta contro l'apparenza".
La riflessione è stata sviluppata attraverso gli occhi
disillusi del Grillo parlante e le azioni di una compagnia
teatrale che vive in un mondo dove "tutto è finto e niente è
vero". Una narrazione portata avanti tra le riflessioni di un
Pulcinella umano, testimone di un'umanità vincolata a un tempo
che scorre inesorabile.
Alla prima rappresentazione, che ha avuto luogo nel teatro
del carcere, erano presenti la consigliera regionale Maria
Assunta Rossi, la dirigente Usr Gabriella Liberatore, la
dirigente scolastica del Cpia Alessandra De Cecchis, il
direttore della Casa di reclusione Stefano Liberatore, la sua
vice Rosa Gaudino, la comandante di reparto Alessandra
Costantini e il suo vice Roberto Cerino, oltre a Elisabetta
Santolamazza, capo area trattamentale.
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