In Italia la mobilità sostenibile
viaggia a rilento. A pesare in primis il taglio delle risorse
destinate al settore e il primato del più alto tasso di
motorizzazione dell'Ue: 694 autovetture per 1.000 abitanti (571
la media Ue), con città dove l'emergenza smog è cronica. Siamo
indietro rispetto alle capitali europee anche in fatto di km di
linee metropolitane, tram e ferrovie. Buone notizie riguardano,
invece, le colonnine elettriche - il Paese vanta 64.391 punti di
ricarica, più di UK, Francia e Germania - e merita una menzione
l'impegno di diverse città italiane che, pur tra mille
difficoltà, optano per soluzioni più sicure, accessibili e a
basso impatto ambientale come accade ad esempio a Milano, Roma e
Messina. A scattare questa fotografia è Legambiente con la I
edizione del Forum Nazionale Mobilità "Dalle politiche urbane a
quelle industriali. Quale futuro per la mobilità in Italia?" in
partnership con Enel. Obiettivo del Forum fare un punto sul
futuro della mobilità sostenibile e dell'industria automotive.
Quest'ultima, una volta fiore all'occhiello dell'industria
nazionale, oggi si trova schiacciato tra la necessità di una
transizione ecologica e l'assenza di una strategia industriale
adeguata. Per questo Legambiente chiede al governo Meloni un
cambio di rotta immediato: in primis con il ripristino del Fondo
Automotive, risorse adeguate al TPL, piano di elettrificazione
del trasporto pubblico, non abbondonare i progetti di
gigafactory sul territorio nazionale e un piano dedicato alla
mobilità nel Social Climate Fund. I dati parlano chiaro, secondo
Legambiente: "nessun fondo previsto nella legge di bilancio 2024
per il trasporto rapido di massa, per la ciclabilità e la
mobilità dolce, l'87% delle risorse infrastrutturali è stato
destinato al Ponte sullo Stretto fino al 2038, mentre per il
Fondo Automotive le risorse sono state dimezzate passando dagli
8,7 miliardi inizialmente previsti entro il 2030 a soli 450
milioni nel 2025 e 200 milioni annui per gli anni successivi.
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