L'incontro è stato convocato in risposta al controverso piano del presidente statunitense Donald Trump, che propone di annettere la Striscia di Gaza devastata dalla guerra, trasformandola nella "Riviera del Medio Oriente". Secondo Trump, i palestinesi di Gaza verrebbero trasferiti altrove, inclusi Egitto e Giordania, una mossa che ha scatenato proteste tra i governi arabi e allarmi internazionali, con l'Onu che ha evocato il rischio di "pulizia etnica". Sharaa, leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ha definito il piano di Trump "un crimine enorme che non può realizzarsi". Ma soprattutto la sua presenza al vertice sarà la prima occasione in cui rappresenterà Damasco alla Lega Araba, dopo anni di isolamento. La Siria era stata sospesa dall'organizzazione nel 2011 per la repressione brutale delle proteste pro-democrazia da parte di Bashar al-Assad, ma è rientrata nel 2023. La caduta di Assad, avvenuta lo scorso anno grazie a un'offensiva lampo guidata da Hts, ha portato Sharaa al potere come presidente ad interim, aprendo una nuova fase nei rapporti regionali.
Al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammad al-Julani, ha avuto legami significativi con sia Al-Qaeda che l'ISIS nel corso della sua carriera: rapporti che si sono evoluti nel tempo fino a una rottura formale che rende meno imbarazzante l'invito egiziano.
L'Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che ha sostenuto Assad fino all'ultimo nonostante l'avanzata di Hts, ora sembra voler dialogare con il nuovo governo siriano. La scelta di invitare Sharaa riflette pragmatismo: Cairo cerca alleati per contrastare il piano di Trump, che minaccia di destabilizzare ulteriormente la regione. Il progetto statunitense, infatti, non solo ignora i diritti dei palestinesi, ma pone Egitto e Giordania di fronte a un dilemma: accogliere forzatamente sfollati o opporsi apertamente a Washington, rischiando tensioni diplomatiche. Il vertice sarà un banco di prova per Sharaa. Da un lato, dovrà dimostrare che la Siria post-Assad può tornare protagonista nel mondo arabo; dall'altro, gestire il peso di Hts, un gruppo con un passato jihadista che suscita diffidenze.
Per l'Egitto, l'obiettivo è chiaro: unire le voci arabe contro una proposta che mina la causa palestinese e la stabilità regionale. Resta da vedere se il Cairo riuscirà a mediare tra le divisioni interne alla Lega e a proporre un'alternativa credibile al piano statunitense. (ANSAmed).
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