Il gup di Reggio Calabria
Francesco Campagna ha condannato a un anno di carcere il boss
Luciano Lo Giudice e Antonio Cortese, ritenuto dalla Dda
l'armiere della cosca. La sentenza è arrivata oggi al termine
del processo in cui è imputato anche il collaboratore di
giustizia Nino Lo Giudice, detto il "Nano". Quest'ultimo ha
patteggiato un anno di reclusione.
Tutti e tre sono accusati di estorsione ai danni
dell'imprenditore reggino Santo Cuzzola, proprietario di alcuni
negozi di ottica. La vicenda è del dicembre 2005 quando un
ordigno artigianale fu piazzato sotto l'abitazione di Cuzzola
che, stando alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto
Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Sara Amerio, sarebbe
stato costretto a mantenere rapporti economico criminali con la
cosca Lo Giudice. Secondo la ricostruzione della Procura,
infatti, sarebbe stato il collaboratore di giustizia a
posizionare materialmente l'ordigno aiutato da Antonio Cortese.
Quest'ultimo, difeso dall'avvocato Lisa Staropoli, è l'esperto
di armi che con i Lo Giudice è stato coinvolto anche nel
processo celebrato a Catanzaro per la bomba esplosa nel gennaio
2010 davanti alla Procura generale di Reggio Calabria.
Nel fascicolo del processo, il pm Amerio ha inserito le prove
che dimostrano come, dopo l'attentato, ci sarebbero stati oltre
360mila euro negoziati mediante assegni emessi o girati da
Cuzzola in favore di Luciano Lo Giudice, difeso dall'avvocato
Filippo Caccamo. Per tutti e tre gli imputati, il gup Campagna
ha riconosciuto la continuazione della condanna con quella
rimediata alcuni anni fa nel processo contro la cosca Lo
Giudice.
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