E' stato prosciolto Alessandro
Curto, l'uomo di 32 anni di Petilia Policastro, indagato di
concorso anomalo in tentato omicidio per l'aggressione a Davide
Ferrerio, il giovane bolognese, in coma dall'11 agosto 2022.
Curto è l'uomo che aveva inviato il messaggio "ho una maglietta
bianca" che ha causato lo scambio di persona con Davide che è
stato poi picchiato da Nicolò Passalacqua il cui processo, per
tentato omicidio, arriverà a sentenza il 21 aprile nel processo
con rito abbreviato.
Il messaggio era stato inviato alla minorenne con la quale
Curto aveva avviato contatti social e che l'11 agosto lo
aspettava per il primo appuntamento. Appuntamento al quale la
ragazza si era recata insieme alla mamma e a un gruppo di
familiari alla cui vista Curto si è defilato inviando il
messaggio. Nel corso dell'udienza - durante la quale è stato
acquisito l'interrogatorio di Passalacqua nel processo svolto il
6 aprile - il procuratore della Repubblica Giuseppe Capoccia con
una memoria - redatta dal pm Pasquale Festa titolare delle
indagini - basata sugli aspetti giuridici, ha chiesto il non
luogo a procedere sostenendo che nel comportamento di Curto non
c'era il dolo ravvisato "ma non chiarito" dal gip che aveva
chiesto l'imputazione coatta e di conseguenza neppure il
concorso anomalo in tentato omicidio.
La tesi della Procura è stata sposata anche dall'avvocato di
parte civile che rappresenta il Comune di Crotone, Jacopo
Abruzzo, dopo che era stata rigettata la sua richiesta di
ampliare l'imputazione al reato di sostituzione di persona.
Curto, infatti, aveva iniziato la relazione via social
utilizzando un falso profilo con il nome di un ex fidanzato
della ragazza. Il difensore dell'imputato, l'avvocato Renzo
Cavarretta, riprendendo le intercettazioni eseguite dalla
Squadra mobile in questura tra Curto ed alcune parenti della
ragazza, ha sostenuto che il suo assistito "non aveva avuto
sentore di pericolo quella sera" e che non sapeva che la giovane
fosse minorenne. Gli avvocati della famiglia Ferrerio, Gabriele
Bordoni e Fabrizio Gallo (in aula c'erano Luca Portincasa ed
Agnese Garofalo) si sono opposti ribadendo che senza quel
messaggio non ci sarebbe stato il pestaggio di Davide.
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